Ci siamo, le ferie giudiziarie stanno terminando e dalla prossima settimana...tutti in aula!
Non parlo della scuola (quest'anno le due riprese sostanzialmente coincidono) ma delle attività che si svolgono nei tribunali e nelle corti (ops...dimenticavo i giudici di pace...)...
Quest'estate, tra le varie cose che ho fatto (in primis occuparmi ed angosciarvi per la riforma dell'ordinamento forense), ho letto due libri (anzi: il secondo l'ho riletto a distanza di due anni)
"L'errore scientifico nel processo penale" di D.S: Putignano, Giuffrè 2007
"Il testimone vulnerabile" di D. Carponi Schittar ed altri, Giuffrè 2005
I due testi hanno in comune un elemento centrale e fondamentale anche per il mio modo di pensare: il dubbio!
Di tutto si deve dubitare facendo il nostro lavoro, ma quello che più mi duole è che la medesima cultura del dubbio dovrebbero averla anche pubblici ministeri e giudici...
Prova scientifica e testimonianza sono sostanzialmente i cardini del procedimento penale (ma anche di quello civile) e non a caso oggi la condanna dell'imputato può codicisticamente arrivare soltanto se il materiale probatorio (a carico) ci pone (rectius: pone il giudice) "al di là di ogni ragionavole dubbio"...
La formula trae origine dal diritto statunitense... non che tutto quello che giunge dall'america sia migliore, ma in questo aspetto sono un po' più avanti di noi (basti leggere le cronache di questi giorni ove si parla di un processo - che ha condotto un imputato alla pena di morte - invalidato perchè è saltata fuori una relazione sentimentale tra un giudice ed una PM di quel processo; ma si può e si deve ricordare che una sentenza di assoluzione in primo grado è inappellabile, perchè a quel punto il dubbio sulla non colpevolezza rimane insuperabile!).
Detti testi - magari venissero letti attentamente da chi di dovere! - sono in grado di far comprendere in maniera chiara che: da un versante, una prova scientifica erroneamente interpretata o mal spiegata e, dall'altro versante, una testimonianza condizionata da mille fattori, siano in grado di condurre ad esiti processuali sbagliati.
E corollario del dubbio è...la pazienza: se i PM in fase di indagine ed i giudici in fase processuale avessero la pazienza di stare sempre ad escoltare da un lato le confutazioni sulla prova scientifica e dall'altro il controesame, il riesame e la testimonianza contraria, probabilmente diminuirebbero notevolmente i casi di malagiustizia...(ho in mente in particolare le troppe condanne sulla sola testimonianza della persona offesa-parte civile, fin troppo interessata all'esito, come nei "proliferanti casi" di reati denunciati tra coniugi nella fase di separazione personale)..
Perchè il processo penale non è un "condannificio" ed è costituzionalmente preferibile un colpevole assolto piuttosto che un innocente condannato (che non sarà in alcun caso risarcito e reintegrato abbastanza).
Buon lavoro a tutti!
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