Noi non ci stiamo (con l'OUA)!
Piena condivisione del comunicato UCPI.
L'UCPI non aderisce all'astensione proclamata dall'OUA.
Ecco il comunicato della Giunta di ieri. I penalisti lottano per difendere i diritti dei cittadini e non quelli di bottega.
"LA POSIZIONE DELL'UNIONE SULLE LEGGI CHE RIGUARDANO LA PROFESSIONE FORENSE
In questo momento così difficile e cruciale per il destino dell'Avvocato, l'Unione continua nella strada dell'interlocuzione politica senza la debolezza di cedere ad iniziative tanto facili quanto sterili e lontane dalla nostra tradizione di garanti dei diritti di difesa dei cittadini.
COMUNICATO
L’Unione delle Camere Penali ribadisce la propria solidarietà alle istituzioni forensi ed alle iniziative che si propongono di denunciare la liquidazione di fatto della specificità della funzione forense e la sua mercificazione. Gli emendamenti al decreto sulle liberalizzazioni e, soprattutto, l’odierna ripresa dell'esame del disegno di legge di riforma forense (unica via utile a modernizzare e qualificare effettivamente la figura dell’avvocato) costituiscono il segno di una possibile inversione di tendenza rispetto agli ultimi, improbabili, interventi sullo statuto del difensore. Ciò si afferma pur nella consapevolezza che l’apertura al socio di capitale, sebbene non più maggioritario, continui a rappresentare un grave vulnus all’indipendenza del difensore, e che il tirocinio svolto nelle aule universitarie e non nei Tribunali costituisca nulla più di una finzione scenica. Tuttavia, anche su questi temi, bisogna mettere alla prova dei fatti la disponibilità al confronto da ultimo dichiarata da parte delle forze parlamentari; disponibilità che deve indurre l'avvocatura, nel solco della propria storia, a coltivare il confronto, duro e aperto, con la politica, proseguendo l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa i rischi concreti che talune innovazioni comportano per la tutela effettiva dei diritti dei cittadini. Ciò impone però di evitare atteggiamenti e pratiche parasindacali, ovvero folcloristiche pretese di abdicazione all'onere volontariamente assunto di assistere, secondo un qualificante precetto costituzionale, i cittadini privi di un difensore di fiducia o, ancor peggio, quelli meno abbienti. Su questa deriva l’Unione delle Camere Penali, in ossequio ai principi che ne guidano da sempre l’attività associativa, non è disponibile ad alcuna concessione: noi continueremo a difenderli, gli ultimi, e con loro difenderemo il nostro ruolo. Soprattutto l’impegno, in questo momento, non può passare attraverso il logoramento dello strumento dell’astensione dalle udienze, che finirebbe per consolidare una posizione corporativa fine a se stessa e poco comprensibile all’esterno. Ciò, ovviamente, non significa affatto abbassare la guardia: ove i futuri sviluppi politici confermassero forme di limitazione dell’autonomia del difensore ovvero una sua dequalificazione, l'Unione della Camere Penali non esiterà a denunciare pubblicamente la prevalenza di chi vuole liquidare un ruolo, quello dell’avvocato, fondamentale per la vita democratica ed a ricorrere a forme mirate ed incisive di protesta.
Sia chiaro a tutti che i beneficiari della battaglia per il rinnovamento della professione forense, ancor più che gli avvocati, devono essere i diritti dei cittadini, che solo difensori indipendenti, di provato rigore deontologico e specializzati possono garantire effettivamente. L’Unione lavora per questo e contro qualsiasi istanza corporativa.
La Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane"
e la tutela dei praticanti? non dovrebbe essere posto un obbligo di legge che prevede la loro retribuzione?
RispondiEliminaIo parlo per la mia esperienza: quando ho fatto pratica nessuno mi conosceva e nessuno mi avrebbe preso se mi doveva pagare, ho lavorato giorno e notte, sabati e domeniche gratis per mia scelta (ma non a fare attività da segretario, a scrivere atti, a prparare le udienze, a studiare le questioni), mantenuto da mia moglie (perchè nel frattempo mi ero anche sposato); dopo due anni e mezzo ho iniziato a vedere qualcosa ed oggi sono sempre qui, associato e con un ruolo di rilievo...I praticanti a pagamento, specialmente in periodi di crisi, non li prenderebbe nessuno...Fine della pratica e della opportunità di fare questa professione. Punto!
RispondiEliminaAltro spunto, valido per tutti i lavori: se prima di iniziare si pensa solo a guadagnare l'approccio sarà sempre sbagliato e...con pessimi risultati (anche per il ritorno economico)...(ed oggi questa mentalità, purtroppo, è molto diffusa.
Il mio post era inteso non tanto a sollecitare per il praticante l'erogazione di una retribuzione parametrata almeno ai livelli minimi di una segretaria (per carità si sa benissimo che il valore e il contributo di una buona segretaria supera in certi casi anche l'apporto del titolare dello studio), ma soltanto a rendere evidente la palese ipocrisia di ordini e professionisti che si fanno belli con la parola indipendenza dell'avvocato e allo stesso tempo affamano, sfruttano e rendono pressochè schiavi i propri praticanti.(ovviamente in questa malabolgia non inserisco lei).
RispondiEliminaFaccio semplicemente presente che i tempi sono cambiati (non dovrebbe più valere la giustificazione che non si veniva pagati 30, 20 o 10, 5 o 2 anni fa e, quindi, è giusto non riconoscere, ancora oggi e per il futuro, una minuscola mercede al giovin di studio).
Spesso mi pare che questa scusa venga tirata fuori a proposito e a sproposito al fine di giustificare la "taccagneria" "spilorceria" dei titolari di studio (anche perchè in tempi passati, in fase di crescita del reddito professioanle, il praticante non veniva affatto pagato così come oggi).
In qualsiasi attività imprenditoriale (e tale, almeno in parte, deve considerarsi la professione forense) si sostengono dei costi per il personale o comunque per le persone che svolgono attività a favore del dominus.
Ciò posto il praticante affronta delle spese (formazione, auto per spostamenti, abbiglimento ) ad esclusivo, o comunque almeno in parte, vantaggio dello studio.
ora se si sostiene a spada tratta l'indipendenza dell'avvocato (che da quel che mi pare di capire deve essere di natura prettamente economica) perchè non garantire tale indipendenza, almeno in parte, anche al ragazzo di bottega?
perchè si consente che il praticante che presta presso lo studio la propria attività tutti i giorni debba poi andare a chiedere i soldi per la merenda al padre o alla madre (o fidanzata o moglie)? non è aberrante questa situazione? a me pare di si.
forse in questi tempi di crisi nessuno prenderebbe i praticanti a pagamento, forse.
ma se si fosse obbligati a corrispondere X euro, i ragazzi verrebbero magari richiesti da studi che hanno una mole di lavoro tale da rendere economicamente sostenibile il loro utilizzo (a contrario, i giovani non finirebbero in studi costituiti da un solo professionista che ha lavoro per sfamare solo se stesso e intende SFRUTTARE l'apporto gratuito di un ragazzo al fine di levarsi alcune incombense noiose, ripetive e che fanno perdere tempo).
Concludo solo facendo che è giusto e bello ed opportuno che all'avvocato venga riconosciuta piena indipendenza, ma sarebbe anche opportuno che queste belle parole venissero messe in pratica anche quando si guarda all'interno del proprio studio e si scorge quel giovanetto che chino sul pc sta redigendo un atto per proprio conto e magari la mattina dopo parte per il tribunale per depositarlo in cancelleria e lì svolgere una miriade di incombenze ad esclusivo interesse del professionista (e magari nel frattempo deve andare anche in assicurazione a mercanteggiare qualche pratica del dominus).
Ribadisco l'indipendenza dell'avvocato è una cosa bella, ma sarebbe ancor più bello estenderla fin dal primo ingresso nel mondo forense, così da consentire al giovine di capire cosa vuol dire guadagnarsi il proprio pane e non dover chiedere i soldi alla mamma, papà, fidanzata o moglie per l'acquisto di un panino, un libro di diritto, una camicia e una cravatta per andare in tribunale.
Luca
Se poi l'indipendenza deve comunque scendere a patti con l'ingordigia la taccagneria e la spilorceria del professionista, bhe come si dice in questi casi "Nulla Questio".