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Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

domenica 1 gennaio 2012

L'anno che c'è già...

Un tempo si amava dire (in vista del cambio di anno): "L'anno che verrà..."
Oggi - e non solo perchè è il primo gennaio - si deve necessariamente dire: "L'anno che c'è già"!
Nel mio modo di contare, infatti, l'anno di cui sto parlando non inizia -canonicamente - il primo gennaio.
E' iniziato molti mesi or sono, quando (prima dell'estate 2011) si è iniziato a comprendere che questa "stagione" è destinata a durare piuttosto a lungo.
Parlo del periodo di tempo (quanto vorrei fosse durata solamente la scorsa "pazza estate"!) ancora non ben definibile - ma sicuramente detestabile - durante il quale governa (almeno ufficialmente o, se si preferisce, in apparenza!) l'economia. Con ciò intendendosi le dichiarate esigenze di "economia pubblica", che a ben vedere possono essere sottotitolate: "operazione tasche vuote" (se si guarda al portafogli!) o, meglio ancora: "operazione medio evo giuridico" (che a me preoccupa di più).
Se infatti andiamo a ben osservare, notiamo che da qualche mese(???) a questa parte (Bersani è talmente lontano che sembra...oggi!) con tutto quello che si "vuol spacciare" per "liberalizzazione" è in realtà in atto una vera e propria opera di smantellamento di importanti tasselli del nostro ordinamento.
Vorrei parlare di giustizia e di professione forense, ma volutamente lo evito per non passare per "partigiano".
Esemplifico, dunque, utilizzando altre categorie notoriamente prese a calci in faccia dalla riforme "pseudo-liberalizzanti".
Farmacie: stiamo parlando della salute dei cittadini...dobbiamo essere così sicuri che si debba andare verso una libera vendita dei farmaci, anche quelli più banali? Siamo sicuri che quello che apparentemente è una tutela di mercato (libera vendita almeno di certe categorie farmacologiche) non si riveli, in realtà, un grave rischio per la salute pubblica e - di ritorno - per le stesse casse dello Stato, con un prevedibile maggior spesa sanitaria per erroneo uso di farmaci? Senza farla lunga e per esemplificare: andatevi a vedere le notizie sull'abuso di paracetamolo negli USA...quanti morti e quanti intossicati acuti e/o cronici ciò comporti...per abuso di Tachipirina (o farmaco generico contenente il medesimo principio attivo e cioè - appunto - il paracetamolo).
Idem per i taxi. Siamo così sicuri che la nostra sicurezza personale possa essere lasciata nelle mani del primo conducente che ci passa (letteralmente!) per la via.
Avete mai sentito parlare delle truffe subite da ignari turisti dai tassisti abusivi? Ci sono stati anche casi di rapina...
Insomma, quello che voglio dire è banale: diritto uguale regole, uguale doveri. E' vero che un eccesso di legislazione può essere un laccio eccessivo all'iniziativa economica, ma è altrettanto vero che in una società complessa, multietnica, multiconfessionale, etc... è necessario che ci siano regole minime in tutti gli ambiti lavorativi, per consentire il rispetto effettivo del soggetto principe del mercarto: il consumatore.
Perchè non ce ne stiamo accorgendo, ma piano piano, governati dall'economia, abbiamo invertito la rotta: verso un medioevo giuridico. Una giungla impervia dove tutti noi, nel fitto della vegetazione umana richiamo continui attentati, senza alcuna protezione, rischiando inesorabilmente di soccombere. La moltitudine ancora schiava di pochi: i governanti dell'economia.
E non posso che sperare che questo anno finisca prima possibile, per dare spazio ad una nuova stagione dei diritti (e, dunque, dei doveri reciproci!), prima che sia troppo tardi.

5 commenti:

  1. sinceramente mi chiedo come mai un laureato in farmacia, ove lo desideri, non possa liberamente aprire una farmacia, magari previo superamento di un (giusto ed equo) esame abilitativo (condotto ovviamente con giustizia ed equità).
    mi chiedo perchè per il predetto laureato la possibilità di aprire un tale esercizio commerciale debba arrivare a costare svariati milioni di euro.
    mi chiedo a questo punto perchè al farmacista, se è un professionista così importante abilitato a vendere farmaci, professionista posto a presidio della salute pubblica, debba essere consentita la possibilità di vendere una serie di prodotti che poco o nulla c'entrano con la salute pubblica.
    insomma detto tra di noi nel caso delle farmacie si parla di lobby potentissime che hanno a cuore i propri interessi economici.
    è indubbio che un'eventuale liberalizzazione della possibilità di aprire farmacie porterebbe ad un aumento dell'occupazione dei soggetti che hanno titolo per esercitare la propria professione e ad un notevole risparmio pe ri soggetti che a questi negozi si rivolgono.
    che poi eventuali abusi andrebbero sanzionati con la radiazione dall'albo, radiazione che dovrebbe essere disposta da un ordine equo ed imparziale e non teso a proteggere indiscriminatamente i propri iscritti.
    quanto ai tassisti vivo in un piccolo centro e non ho modo di avvalermi con costanza dei loro servizi quindi non posso pronunciarmi.

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  2. ... E' risibile l'affermazione che il libero mercato diminuirebbe le tutele del consumatore.
    In Italia, invece della rivoluzione liberale di berlusconiana memoria, siamo alla dittatura degli "Ordini" che tutto controllano.
    Ma dobbiamo veramente credere che taluni non vogliono la liberalizzazione dei servizi solo per tutelare il cittadino?
    Viene il dubbio, invece, che gli anti liberisti vogliano tutelare i propri interessi... o sono malizioso?

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  3. ...ordini che tutto controllano? ma quando? dove? il problema è già, da tempo, l'esatto contrario.
    Torno "a casa" e, dunque, tralascio farmacisti e tassisti, per parlare di avvocati.
    Ricordo che da anni sollecito un sistema disciplinare assai più rigido. Perchè il problema, in qualsiasi settore, è il venir meno di regole comportamentali certe e fatte rispettare seriamente.
    Dove esistono diritti esistono dei doveri.
    Nella giungla del "liberi tutti" può esserci un pericolosissimo gioco al massacro.
    Questo è il problema.
    Pensate, tanto per fare un esempio (che non c'entra con gli ordini) ai prodotti cinesi che invadono il mercato a discapito dei prodotti italiani di qualità certificata...siamo così sicuri che debbano essere le "non regole" di un mercato fatto solo dai prezzi a governarci?
    E' molto pericoloso (pensate alla vicenda PIP: le protesi al seno a basso prezzo impiantate a decine di migliaia di donne...costavano di meno...).
    Si deve iniziare a ragionare sul fatto che per garantire la qualità non si può consentire il dominio dello "sconto".
    Dunque regole e controlli per tutti.
    E attenzione: in tema di tutela dei diritti (così come in tema di tutela della salute) stiamo parlando degli elementi cardine dello stato di diritto, con tanto di puntuali previsioni costituzionali! Ci sarà stato un perchè...

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  4. si ma occorre capire una cosa: a chi conviene l'ingresso a basso costo di prodotti fallaci? in primis agli stessi rivenditori che caricano sul prodotto cifre pazzesche e in secundis ai consumatori appartenenti ai livelli di reddito più basso.
    (non ci si deve dimenticare che gli stipendi italiani sono di media tra i più bassi d'europa e mi pare indubbio che una famiglia mono reddito dipendente tra una marca italiana da 200 euro preferisca, obtorto collo, rivolgersi ad una d'importazione).
    giusto al fine di garantire la qualità non si deve consentire il dominio dello sconto, ma il problema è quale sconto ? lo sconto che fa il professionista chiedendo di venire pagato in nero e quindi chiede un corrispettivo al netto dell'IVA ? le parcelle da fame che sono costretti ad emettere i giovani avvocati che non hanno uno studio da avvocato, spesso perchè i propri clienti appartengono a quella categoria mono reddito dipendente sopra indicata ?
    in questo senso occorrerebbe un maggiore sostegno dell'ordine forense nei confronti delle giovani leve permettendogli per i primi 3 anni di accedere alla formazione continua in maniera totalmente gratuita e di ottenere un reddito minimo garantito, magari tassando in maniera equa i professionisti che dichiarano cifre al di sopra di un certo utile. ma non mi pare che queste idee siano mai state ventilate a livello nazionale. l'idea generale dell'avvocatura è: sfrutta il giovane (praticante o avvocato che sia).
    in questo senso se un neo laureato si è visto sempre e comunque retribuire dal dominus prima, e dal titolare dello studio poi una miseria necessariamente sarà portato a chiedere poco. è il sistema che porta a certe conseguenze e gli ordini di certo non vogliono cambiar equesto sistema.

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  5. Sperando possa essere di aiuto:

    http://www.consiglionazionaleforense.it/site/home/banca-dati/attivita-dei-consiglieri/articolo7183.html

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