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Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

giovedì 8 dicembre 2011

martedì 1 settembre 2009, 16.31.18 | danielechiezzi
Ha scritto - in una lettera aperta al Direttore del Giornale - Monsignor Vescovo di Como:
"Lei sa che accettare il rito abbreviato e il conseguente patteggiamento di pena non costituisce, da parte dell’accusato, ammissione di colpa ma corrisponde solo alla scelta, spesso consigliata dagli avvocati, di evitare le scandalose lungaggini dei processi italiani, quando si dovesse temere di non avere argomenti sufficienti per dimostrare la propria innocenza?"
Se fino a ieri ero indignato come cattolico adesso lo sono doppiamente: come avvocato ed ancor più come cattolico.
In primo luogo perchè chi prova ad interpretare atti giudiziari, prima di farlo dovrebbe quanto meno documentarsi: il decreto penale di condanna (definizione del procedimento accettata dal "condannato" Boffo non ha alcunchè da condividere con il rito abbreviato (l'imputato ha facolta di chiedere tale rito in alternativa al rito ordinario, mediante il quale discute il processo sulla base degli atti contenuti nel fascicolo del PM potendo eventualmente chiedere integrazioni istruttorie che però, se non accolte, possono precluder lui l'ammissione a tale rito, che in caso di condanna prevede la riduzione di un terzo della pena), nè con il "patteggiamento" - che si distingue dal rito abbreviato - contraddistinto da un accordo tra imputato e pubblica accusa per l'applicazione di una pena allo stato degli atti prima di affrontare il processo vero e proprio.
Il decreto penale di condanna viene chiesto dal PM al GIP se ritiene di avere prove di colpevolezza e possa chiedere l'applicazione della sola pena pecuniaria ed il GIP può ovviamente non accogliere la richiesta se non la condivide nei suoi due presupposti.
Piccolo particolare: è l'accusa che deve provare la responsabilità penale, non la difesa a dover dimostrare l'innocenza, dunque cosa voleva affermare dicendo: "...quando si dovesse temere di non avere argomenti sufficienti per dimostrare la propria innocenza..."? Forse si riferiva alla procedura dei superati Tribunali Ecclesiastici distintisi (per fortuna in epoca remota) per le condanne alle streghe sulla base della presunzione di colpevolezza"?
Dunque, Monsignor Vescovo, non tiri in ballo gli avvocati, che nel caso di specie ben poco hanno avuto a che fare con la scelta, se non nel concordare con il Boffo, A CONDANNA SUBITA di accettare l'epilogo in quanto conforme a diritto e - solo in questo senso - male minore da subire, essendo evidentemente provata la colpevolezza!
E dunque ha perso occasione per tacere essendo la Sua difesa peggiore del male e dimostrazione della miopia che già ieri lamentavo nel mio precedente post...

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