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Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

giovedì 8 dicembre 2011

lunedì 13 luglio 2009, 21.33.48 | danielechiezzi
Dal Corriere della Sera on line, notizia di poco fa:
 "Bisogna pensare agli oltre 60mila detenuti ma bisogna anche pensare alle centinaia di migliaia di vittime dei reati commessi da questi detenuti - cosi' il ministro Angelino Alfano al tribunale di Milano alla presentazione del libro "Delitti e castighi - storie di umanita' cancellata in carcere" di Lucia Castellano e Donatella Stasio - l'amnistia e l'indulto non sono una soluzione. Quello che sostengo da anni e' che bisogna lavorare sulle pene alternative e non svuotare le carceri perche' sono sovraffollate."
Oggi il vero problema del carcere non è il sovraffollamento (fatto obiettivo, ma semplice corollario del problema), bensì il concetto di pena ed il suo fine.
Dato per assodato che amnistia ed indulto non siano la soluzione (anche se spesso in Italia lo straordinario diventa il rimedio all'inefficienza dell'ordinario!) è anche da contestare che vi debbano essere per forza  tanti detenuti pensando alle centinaia di migliaia di persone vittime dei reati.
In primo luogo perchè oltre la metà dei detenuti non sono condannati in via definitiva e dunque sono presunti innocenti in carcere (e non sono certo rare le sentenze assolutorie per persone sottoposte a carcerazione preventiva).
In secondo luogo - ma non è secondario, anzi! - perchè probabilmente proprio la loro condizione di detenuti è contraria all'interesse delle vittime dei reati.
Mi spiego meglio:
1) il danneggiato da un reato avrebbe più utilità dal risarcimento o dalla restituzione piuttostochè dallo stato di detenzione del reo; il che non significa soltanto possibilità di ottenere ristoro dal reo, bensì anche aiuti dallo Stato, che invece "sperpera denaro" per mantenere in carcere molte persone;
2) la riparazione da porre a carico del reo potrebbe essere costituita anche da un "facere" alternativo al carcere sia direttamente in favore delle vittima, sia indirettamente in favore della Collettività; in ogni caso si tratterebbe di una soluzione positiva sotto ogni profilo, assai più della condizione passiva (ed in sostanza non utile ad alcuno) della mera detenzione in carcere;
3) il "semplice detenuto" scontando la pena (senza essere avviato concretamente ad un percorso di reintegrazione), quasi sempre, ne subisce un'altra contraria ad ogni principio: diviene un emarginato ed un "indotto al reato" nel momento in cui termina il proprio regime detentivo, non avendo concrete alternative; dunque anche rispetto alle vittime dei reati (ed a tutti noi, vittime potenziali di altri reati) la detenzione altrui porta soltanto il rischio di ritrovarsi nuovamente vittime di altri reati; ed il sovraffollamento aumenta questo rischio inducendo alla riduzione di tutte le attività rieducative possibili;
4) tale spirale fa aumentare sempre di più il numero di reati allungando i tempi dei processi e dunque le possibilità di effettività della giustizia, ancora una volta a discapito - in primo luogo - delle vittime.
Ed il programmato "piano carceri" non potrà risolvere il problema perchè - allo stato attuale della normativa penale e dell'ordinamento carcerario - si rincorreranno sempre più numeri insostenibili, per una maggior progressione del numero dei detenuti rispetto al numero dei posti realizzabili
Dunque si inizi seriamente a fare la giusta considerazione per individuare pene e procedure alternative alla detenzione, nell'interesse di tutti, probabilmente anche con notevole risparmio (o comunque miglior impiego) di denaro pubblico, per i fini della vera giustizia sostanziale.
Ma si faccia in fretta, perchè vi sono violazioni dell'articolo 27 della Costituzione in atto, principi umanitari da rispettare, esigenze indifferibili della Polizia Penitenziaria, costretta a lavorare in condizioni disumane, necessità procedimentali indifferibili, istanze delle vittime da ascoltare seriamente secondo il loro maggiore e concreto interesse.
Tutto il resto appare solo inutile ed anzi dannosa demagogia.
E qui a dirlo non è certo uno di sinistra!

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