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Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

giovedì 8 dicembre 2011

domenica 5 luglio 2009, 17.57.48 | danielechiezzi
L'interesse ad un PD forte e concreto è di tutti, anche di chi sta dall'altra parte e vuole un'Italia moderna, capace di guardare al futuro, possibilmente scrollandosi di dosso ideologie e croniche contrapposizioni che hanno l'unico effetto di lasciare il Paese con il freno tirato.
Ma chi e perchè appare (da fuori) miglior scelta per la guida del PD?
Innanzi tutto ci dobbiamo chiedere: quale PD?
La risposta non può che essere il PD! Ovverosia ciò che è alla base di tale sigla e della sua nascita.
E guai a pensare (ed in troppi ci stanno cadendo!) in un ritorno all'Ulivo od al prodismo, che ha fatto perdere anni preziosi.
In questo momento soltanto due persone (entrambe con dei problemi) mi appaiono degne di guidare il PD: il primo è Veltroni, perchè - pur avendo fatto degli errori, in primis l'alleanza con Di Pietro - crede nel progetto ed è favorevole ad un'Italia bipartitica; il secondo è Rutelli, perchè ha una storia laica ma è cattolico (ma ha il difetto di provenire dalla Margherita, quindi è guardato con sospetto dalla parte maggioritaria del partito).
Il PD forte, infatti, non può essere anticattolico (ed in ciò fanno paura gli "estremisti della laicità"!) perchè la storia d'Italia (ed anche quella d'Europa) è cattolica, volendo prendere quanto di buono vi sia in tale espressione (solidarietà e tolleranza in primo luogo). Il che non vuol nemmeno dire che deve essere un partito cattolico (nemmeno il PDL lo è, nè lo deve essere!) perchè la politica certamente deve essere laica; il problema è che in Italia il laicismo ha la triste tendenza a divenire anticattolico, fino al punto di divenire filomusulmano!
Chi già pensa (vedere le uscite di Bersani e D'Alema) di ricompattare tutte le opposizioni al di là del guado ha ben poca lungimiranza e vuole soltanto percorrere quella che secondo il loro parere è la via più breve per la riconquista del potere, anche a costo di lasciare perennemente l'Italia nella vecchia situazione di ingovernabilità.
Quanto, poi, a Franceschini, lo stesso pare avere un difetto insormontabile (e Rutelli non pare averglielo risparmiato!): nessuno ha capito cosa voglia "fare da grande", perchè per adesso, per quanto già vice di Veltroni, pare essere riuscito (ed in che modo!) soltanto a risvegliare l'antiberlusconismo, ma "una parola una" sulla linea programmatica del futuro partito (in caso di sua guida) appare cosa più rara delle sue pseudovittorie politiche.
Insomma: il PDL ha oggi il dovere di iniziare a pensare al dopo Berlusconi, perchè prima o poi qualcuno dovrà pur raccoglierne l'eredità politica, ma ha pure l'obbligo di mettersi al tavolo con il PD (semmai il problema è con chi, fisicamente, di quel partito!) per cercare di convincere l'asse portante dell'opposta parte politica che, dati i cardini insostituibili (Europa, Nato, economia di mercato, iniziativa privata, riduzione dei costi dello Stato, attività di controllo affidate a soggetti terzi quali Garanti  ed Agenzie) le riforme debbano procedere  verso un'agevolazione dell'attività di governo e quindi, inevitabilmente, verso un sistema (almeno tendenzialmente) bipartitico.
Ma il PD deve prima scrollarsi tutti di dosso: in primis quella pianta "parassita" costituita dall'IDV, capace soltanto di sottrarre linfa vitale allo stesso PD nutrendosi in particolare dell'antiberlusconismo, ma destinata ad estinguersi (con ovvio ritorno a favore del PD) non appena il PD avrà il coraggio (e la forza) di liberarsi dal suo abbraccio mortale.

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