Tralascio in questa sede l'altro importante capitolo che porta oggi le carceri al collasso: un eccesso di misure cautelari inframurarie sia per previsione normativa che per attuazione pratica.
E mi sposto rapidamente sul versante "definitivi", cioè la pena in senso proprio, non sfiorandomi l'idea che possa parlarsi di pena anticipata (tanto in auge nelle menti di alcuni politici e magistrati) per la misura cautelare (che deve avere solo e soltanto altro scopo, sia pure, inevitabilmente dovendo poi essere computata come "presofferto").
Se è vero come è vero che la pena costituzionalmente (art. 27) deve essere finalizzata alla rieducazione del reo, ed è altrettanto vero che i detenuti ci costano uno sproposito (se non ricordo male oltre cento euro cadauno per giorno di detenzione), ciò significa che - a parte una percentuale (20, 30%?) di condannati "pericolosi", inevitabilmente da trattenere in misura stabile dentro le mura carcerarie - dilapidiamo una buona fetta del PIL inutilmente ed anzi dannosamente solo per recludere persone, anzichè impiegare detto patrimonio per creare ricchezza reintroducendo nel vivere civile (e quindi nel mondo produttivo) i condannati.
Infatti la maggior parte di essi potrebbero scontare la pena in forme domiciliari o paradomiciliari, con ridottissimi costi per lo Stato (controlli, organizzazione di servizi di aiuto, ma non il ben più notevole costo di custodia-mantenimento in carcere).
La regola base per i definitivi dovrebbe essere quella della detenzione domiciliare (quindi immediatamente eseguibile senza particolari problemi), aperta alle vie dell'affidamento in prova (migliorativa), della semidetenzione (pernottamento in carcere ove si accerti che il condannato non abbia fissa dimora), della detenzione inframuraria (ove si accerti l'inevitabilità per pericolosità od incapacità del soggetto di sottostare volontariamente a determinate regole.
Con ciò non servirebbero nuove carceri (piuttosto, c'è l'esigenza di garantire servizi in quelle esistenti) bensì andrebbero potenziati (e se le risorse ci sono per nuovi carceri, in alternativa ed a maggior ragione ci sono per questo!) i servizi sul territorio.
Dovrebbero essere, ovviamente, potenziati gli incentivi all'assunzione di condannati, tanto nel pubblico (lavori socialmente utili) quanto nel privato (ad esempio con paralleli corsi gratuiti di formazione professionale, che potrebbero portare alla sospensione della pena se diligentemente frequentati dai condannati).
Insomma: di idee alternative alla semplicistica (ed orribile) "chiave buttata" ce ne sono e ce ne possono essere in quantità e non è problema di risorse, perchè i detenuti (ormai più che nel periodo pre indulto 2006) ci costano - e con grave danno per tutti - in modo spropositato.
Quando mai la politica inizierà ad assumere un'idea della giustizia più civile, più moderna e soprattutto più in linea con la Costituzione, il buon senso ed il vero interesse generale?
E' assolutamente necessario un cambiamento di rotta....
E mi sposto rapidamente sul versante "definitivi", cioè la pena in senso proprio, non sfiorandomi l'idea che possa parlarsi di pena anticipata (tanto in auge nelle menti di alcuni politici e magistrati) per la misura cautelare (che deve avere solo e soltanto altro scopo, sia pure, inevitabilmente dovendo poi essere computata come "presofferto").
Se è vero come è vero che la pena costituzionalmente (art. 27) deve essere finalizzata alla rieducazione del reo, ed è altrettanto vero che i detenuti ci costano uno sproposito (se non ricordo male oltre cento euro cadauno per giorno di detenzione), ciò significa che - a parte una percentuale (20, 30%?) di condannati "pericolosi", inevitabilmente da trattenere in misura stabile dentro le mura carcerarie - dilapidiamo una buona fetta del PIL inutilmente ed anzi dannosamente solo per recludere persone, anzichè impiegare detto patrimonio per creare ricchezza reintroducendo nel vivere civile (e quindi nel mondo produttivo) i condannati.
Infatti la maggior parte di essi potrebbero scontare la pena in forme domiciliari o paradomiciliari, con ridottissimi costi per lo Stato (controlli, organizzazione di servizi di aiuto, ma non il ben più notevole costo di custodia-mantenimento in carcere).
La regola base per i definitivi dovrebbe essere quella della detenzione domiciliare (quindi immediatamente eseguibile senza particolari problemi), aperta alle vie dell'affidamento in prova (migliorativa), della semidetenzione (pernottamento in carcere ove si accerti che il condannato non abbia fissa dimora), della detenzione inframuraria (ove si accerti l'inevitabilità per pericolosità od incapacità del soggetto di sottostare volontariamente a determinate regole.
Con ciò non servirebbero nuove carceri (piuttosto, c'è l'esigenza di garantire servizi in quelle esistenti) bensì andrebbero potenziati (e se le risorse ci sono per nuovi carceri, in alternativa ed a maggior ragione ci sono per questo!) i servizi sul territorio.
Dovrebbero essere, ovviamente, potenziati gli incentivi all'assunzione di condannati, tanto nel pubblico (lavori socialmente utili) quanto nel privato (ad esempio con paralleli corsi gratuiti di formazione professionale, che potrebbero portare alla sospensione della pena se diligentemente frequentati dai condannati).
Insomma: di idee alternative alla semplicistica (ed orribile) "chiave buttata" ce ne sono e ce ne possono essere in quantità e non è problema di risorse, perchè i detenuti (ormai più che nel periodo pre indulto 2006) ci costano - e con grave danno per tutti - in modo spropositato.
Quando mai la politica inizierà ad assumere un'idea della giustizia più civile, più moderna e soprattutto più in linea con la Costituzione, il buon senso ed il vero interesse generale?
E' assolutamente necessario un cambiamento di rotta....
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