"1 La decadenza intellettuale e morale dell'avvocatura italiana sta in immediata connessione coll'eccessivo numero dei professionisti esercenti. <<La pletora che affligge le Curie italiane degenera fatalmente la nobile professione forense in una forma di attività sociale parassitaria, da cui pullulano gli spostati e i bisognosi, talvolta perfino gli indegni>> (1)
2 La morbosa affluenza dei figli della borghesia alle professioni forensi ha, come la elefantiasi burocratica, la sua prima origine in quel disorientamento morale, di cui, da qualche decennio, danno prova le cosiddette classi dirigenti italiane: anche il problema dell'avvocatura è dunque un problema di educazione, che va curato principalmente nella scuola.
3 Le cause immediate dell'attuale decadenza dell'avvocatura italiana sono da ricercarsi, oltrechè nel generale rilassamento della scuola media, nella eccessiva facilità colla quale i giovani usciti dalle scuole secondarie possono conseguire la laurea in giurisprudenza e quindi l'ammissione all'esercizio professionale: cioè in un difetto di serietà e di disciplina inerente prima all'ordinamento degli studi giuridiciuniversitari e poi all'ordinamento del tirocinio professionale.
4 Per riportare negli studi giuridici universitari quella serietà e quella disciplina che oggi fanno difetto, occorre non solo diminuire il numero delle facoltà giuridiche e renderne più difficile l'accesso agli studenti, ma soprattutto riportare nelle aule il fervore dello studio col mettere in valore la funzione didattica degli insegnanti, coll'abolire l'attuale metodo di insegnamento cattedratico e di esami speciali, col provvedere a far cessare la tradizionale <<cuccagna universitaria>>, che nelle facoltà giuridiche ha avuto fin ora la sua sede favorita.
5 Per rendere serietà ed efficacia al tirocinio professionale, occorre studiare un ordinamento di esso il quale garantisca che l'attuale sistema di menzogne ufficialmente tollerate sia per sempre abbandonato; altrimenti, se non si riesce ad ottenere che il tirocinio forense sia prima di tutto una scuola di moralità professionale, è miglior partito l'abolirlo.
6 L'esame di ammissione all'avvocatura non deve essere lasciato in mano ai Consigli dell'ordine, esaminatori sistematicamente indulgenti, ma deve essere trasformato in severo esame di Stato, idoneo ad escludere dall'avvocatura tutti gli incapaci, e congegnato in modotale da riuscire, meglio che una esercitazione di memoria, una prova ponderata di attitudine professionale.
7 Devono essere aumentate le garanzie di moralità degli aspiranti all'avvocatura e degli avvocati esercenti, ricordando che << l'ordre des avocats est une institutione où la vertu devrait trouver son dernier refuge, si elle était bannie du rest de la Société>> (2)"
.....chi ha avuto la pazienza di leggere sino a qui dovrebbe già essere in fase riflessiva pensando all'attuale stato della professione forense....qualcuno forse avrà altre idee sui rimedi...qualcuno crederà di non condividere certe affermazioni "taumaturgiche"...difficilmente qualcuno potrà seriamente dubitare di una situazione attuale non esaltante per l'avvocatura italiana...
Ma chi ha scritto il lungo virgolettato sopra riportato e suddiviso in 7 punti?
Quanto è attuale (a prescindere dalla condivisibilità individuale del contenuto)?
Forse qualcuno ha capito o sa con esattezza da dove provengono quelle parole...
Sono le conclusioni di un libro forse non troppo noto, ma che merita assoluto rispetto e che, almeno a mio parere, mutatis mutandis, è ancora più attuale dell'epoca in cui fu scritto.
Il libro si intitola "Troppi Avvocati", scritto da Piero Calamandrei nel gennaio del 1921, originariamente stampato (in 25 copie numerate!) ed edito da "La Voce" di Firenze, oggi rinvenibile in ristampa anastatica della Fondazione Forense Bolognese - Marzo 2006...
All'epoca era in corso un acceso dibattito di riforma della giustizia e tra le cose in esame vi era anche la riforma dell'Ordinamento Forense...
Il rapporto con gli avvocati francesi era di 3 a 1 in relazione alle rispettive popolazioni delle due nazioni, in Italia vi erano circa 25.000 esercenti la professione forense (tra avvocati, procuratori e causidici") ed a fronte di una popolazione italiana di circa 40 milioni Calamandrei auspicava una riduzione a 10.000 legali...oggi gli avvocati iscritti agli albi sono 226.000 (fonte Sole 24 ore del 29 dicembre 2008) per circa 60 milioni di Cittadini, oltre a non meno di 30-40 praticanti abilitati al patrocinio ed altre decine di migliaia di praticanti non abilitati...
Le due note virgolettate nel testo sono rispettivamente: (1) una citazione dal discorso del Ministro di Grazia e Giustizia Mortara (non a caso professore ed avvocato!) pronunciato il 24 novembre 1919 alla seduta inaugurale dei lavori della Commissione forense; (2) una citazione da un testo francese che riporta uno scritto del procuratore generale Ballart del 9 settembre 1822!!!
Credo che tutto ciò debba far profondamente riflettere e...non esito ad aggiungere che al tempo in cui Calamandrei (all'epoca quasi trentaduenne, ma già professore universitario da tempo!) si lamentava dello stato dell'arte forense, certamente le cose andavano meglio di oggi...
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