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Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

giovedì 8 dicembre 2011

mercoledì 29 luglio 2009, 11.26.03 | danielechiezzi
CAMPAGNA PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: POST PRECEDENTE E SU FACEBOOK
Mentre me ne sto in vacanza cerco di leggere e riflettere, lontano dai casi concreti di tutti i giorni..
Sto leggendo "L'errore giudiziario" di Ferdinando Imposimato (Giuffrè 2009), che fin dalle battute iniziali non può fare a meno di evidenziare la necessità di una effettiva separazione delle carriere per raggiungere la terzietà del giudice.
Ma vi è un'altra affermazione importante: il giudice deve applicare la legge e, citando Adam Smith afferma:
"Nel momento in cui il giudice pensa d allontanarsi da una adesione assoluta e vincolante a ciò che gli inviolabili precetti gli prescrivono, "non ci si può più fidare di lui" dice Smith".
Francamente pare necessario un notevole mutamento dell'attuale situazione in Italia, ove sempre più spesso assistiamo ad una giurisprudenza "creativa" fatta apposta per aggirare il precetto normativo...
E dunque - e non a caso - insisto per la mia personale campagna (tanto per iniziare, perchè ovviamente non basta) per la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
Ma pensando alla separazione delle carriere ed a ciò che accade tutti i giorni nei tribunali e nelle corti, veramente il pensiero va alla necessità di ristrutturare (se non rifondare ex novo) l'intera edilizia giudiziaria.
Il problema non riguarda solo "le frequentazioni" tra giudici e pubblici ministeri.
Da qualche anno il pensiero va ad un caso citato in un altro volume (mi sfugge ora il nome dell'autore) ove si parlava della fallibilità della testimonianza (argomento ripreso  anche da Ferdinando Imposimato), citando il caso di una testimone, vittima di furto in appartamento, chiamata al processo a riconoscere - lo aveva visto - il ladro, appartenente ad un gruppo di rom accampati poco distante dalla propria abitazione...
La poveretta si trovò ad attendere di deporre sola in mezzo ai parenti dell'imputato e...dopo ore di attesa preferì sfidare le ire del giudice a l'imputazione di falsa testimonianza - negando il riconoscimento dell'imputato - piuttosto che "l'inimicizia" del campo rom...
Allora, riflettendo, sempre per cercare soluzioni per una giustizia più seria: forse il sistema di accoglienza dei testimoni prima del processo (e durante. perchè a volte passano ore prima della singola audizione!) non è dei migliori e soprattutto non il migliore per garantire genuinità e spontaneità delle deposizioni.
I testimoni - soprattutto in certi processi ove vi sono fazioni contrapposte - dovrebbero essere accolti in ambienti separati, ma soprattutto in ambienti controllati direttamente da personale a ciò preposto, onde evitare inquinamenti e condizionamenti vari, diretti od indiretti, tra testimoni.
E tanto per iniziare ed a costo zero: c'è sempre un carabiniere in aula, in situazioni spesso di assoluta inerzia ed inutilità pratica...ebbene, iniziamo a far stare il carabiniere dentro la stanza dei testimoni, a sorvegliare quello che fanno e/o si dicono...
Dobbiamo infatti essere molto più pratici nell'organizzare e gestire i processi, perchè non esiste riforma infallibile se ai grandi principi non accostiamo una buona dose di vero senso pratico.

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