La sentenza Stasi: un esempio di vera giustizia
Oggi più o meno tutti i quotidiani danno con risalto la notizia delle motivazioni con le quali il GUP di Vigevano ha assolto Stasi dall'accusa di omicidio di Chiara Poggi.
A mio parere è un esempio di come si debbano fare le sentenze, senza tentennamenti, senza avere paura di criticare l'operato degli inquirenti, avendo quale faro i principi costituzionali (quelli veri, non quelli "presunti" con certe sentenze!), soprattutto con il coraggio di lasciare senza colpevoli il più efferato dei delitti (in questo senso "senza giustizia" verso i prossimi congiunti della vittima, perchè non si è riusciti a trovare il colpevole), pur di evitare una condanna non in grado di reggere al "ragionevole dubbio".
Una sentenza da divulgare per esteso con finalità "pedagogiche" verso la pubblica opinione ed anche per "certi" addetti ai lavori...
E di fronte ad una simile sentenza (e non voglio certo anticipare eventuali appelli) nessun giudizio di grado successivo sarebbe in condizioni - ribaltando il verdetto - di eliminare quel "ragionavole dubbio": codicisticamente affermato quale spartiacque tra il provato ed il non provato, limite invalicabile verso una condanna.
Motivo per il quale logica e diritto imporrebbero il divieto di appello contro le sentenze di assoluzione!
A mio parere è un esempio di come si debbano fare le sentenze, senza tentennamenti, senza avere paura di criticare l'operato degli inquirenti, avendo quale faro i principi costituzionali (quelli veri, non quelli "presunti" con certe sentenze!), soprattutto con il coraggio di lasciare senza colpevoli il più efferato dei delitti (in questo senso "senza giustizia" verso i prossimi congiunti della vittima, perchè non si è riusciti a trovare il colpevole), pur di evitare una condanna non in grado di reggere al "ragionevole dubbio".
Una sentenza da divulgare per esteso con finalità "pedagogiche" verso la pubblica opinione ed anche per "certi" addetti ai lavori...
E di fronte ad una simile sentenza (e non voglio certo anticipare eventuali appelli) nessun giudizio di grado successivo sarebbe in condizioni - ribaltando il verdetto - di eliminare quel "ragionavole dubbio": codicisticamente affermato quale spartiacque tra il provato ed il non provato, limite invalicabile verso una condanna.
Motivo per il quale logica e diritto imporrebbero il divieto di appello contro le sentenze di assoluzione!
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