Sono per ora disponibili le due proposte di riforma dell'accesso alla professione di avvocato.
Ho già commentato la pdl Contento (C. 420) - rinvenibile direttamente dai miei links - rispondendo ad un intervento anonimo sotto al mio precedente post, mostrando al mia contrarietà.
Sono ancora più contrario alla pdl Giuliano (S. 601) - rinvenibile direttamente dai miei links - perchè volta a dimezzare il periodo di pratica forense sull'assunto dell'aumentato periodo di studi universitari.
Ritengo che il percorso universitario sia modificato in pejus perchè le università si sono poste su un piano "di mercato" assolutamente sbagliato: attenzione massima alla necessità di "sfornare" quanti più laureati sia possibile, svilendone, però, la qualità formativa.
Ho già detto in precedenza che la nostra attenzione deve essere rivolta ad una effettività formativa della pratica, che è sotto il nostro "dominio", se del caso anche imponendo ripetizioni di periodi (ad esempio trimestri) se mostratisi non formativi per l'interessato.
Ma il vero nocciolo della questione è l'esame:
basta con imposizioni di studi teorici paragonabili agli ormoni di uso avicolo: fanno gonfiare, ma non lasciano alcuna sostanza!
Si introduca già con la pratica e quindi con l'esame una scelta obbligatamente specializzante, ponendo il candidato nelle condizioni di scegliere di sostenere un esame essenzialmente pratico (della serie: scritti uguale atti giudiziari e non inutili pareri teorici) per le sole materie trattate congruamente durante la propria formazione.
Solo così potremo proporre un'avvocatura giovane e moderna per il futuro!
Nel pomeriggio aggiorno il blog segnalando di aver linkato anche la pdl Cossiga (S 211) che propone una delega al Governo per introdurre una scuola superiore delle professioni legali.
Ci tornerò in seguito sul punto, ma è interessante il principio della "cultura comune" che però dovrebbe ispirare ben di più: un'autority terza in grado di fungere da organo disciplinare per avvocati magistrati e notai...
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