In questi giorni si è scatenato un dibattito interessante dopo la
presa di posizione di ANM sulle possibili riforme della giustizia
dei prossimi mesi.
Io, al riguardo, ho una mia idea, che parte da alcuni
presupposti che attengono alla magistratura in primo luogo,
ma che avvolgono inevitabilmente anche le altre professioni
legali (e con ciò andremmo ben oltre la Pecorella, per quanto
riguarda la professione forense, in quando proposta di legge
che - anche sulla scorta delle mie ipotesi di modifica -
considero soltanto un viatico prima della "quadratura del
cerchio", inevitabilmente vista come di rango costituzionale!).
Partiamo dal problema "storico" di ANM:
1) le sue correnti altro non sono che una dannosa intrusione
politica nel ruolo della magistratura, per di più senza
controllo, poichè non regolamentata da alcuna norma di legge;
2) detta "elaborazione politica" si riverbera tutta all'interno del
CSM che da organo di rilevanza costituzionale di garanzia
della terzietà ed indipendenza della magistratura (e quindi del
libero giudicare del singolo giudice) è diventato promanazione
di ANM e quindi opera attualmente stile "manuale Cencelli"
(ad esempio nell'assegnazione di sedi e ruoli giudiziari), vale a
dire in tutti i modi meno che in autonomia di valutazione, che
sarebbe il modo migliore per agire nell'interesse superiore
della Nazione (che per quanto li riguarda sarebbe il solo
"rendere giustizia"), prova ne siano le recenti "sparate" nelle
lamentele di alcuni, ben noti, magistrati;
3) il peso delle correnti condiziona evidentemente anche
l'azione disciplinare, con esiti che non di rado appaiono più
di "autotutela del quarto potere", piuttosto che salvaguardia
del buon "iuris dicere", cui sarebbe finalizzata per legge;
4) attraverso ANM (e CSM quale sua promanazione diretta!)
si è stravolto il ruolo stesso della magistratura, inquadrata
costituzionalmente (e giustamente!) per l'adempimento della
sola funzione dello "iuris dicere" ed oggi riversata alla lotta
politica dello "iuris facere" (secondo le proprie idee), se del
caso anche mediante lo "iuris dicere" (non di rado
applicato mediante forzatura interpretativa di norme
vigenti ma non gradite)...
ANM continui pure a fare il soggetto politico (ma servono
regole chiare per evitare che il singolo magistrato perda,
o dia l'impressione di perdere, il ruolo di terzo super partes,
come talvolta può avvenire proprio per la sua appartenenza
ad una corrente di ANM), ma le sia impedito di condizionare
politicamente (o corporativamente) l'organo di garanzia!
In questo contesto si va ad inserire il problema della
separazione delle carriere, poichè oggi organi dell'accusa
e organi giudicanti sono costituzionalmente - e debbono
divenire sostanzialmente - cose diverse.
Ma vi è anche il problema di un riequilibrio generale di tutto il
sistema giustizia, che non può non riguardare anche avvocati
e notai, i primi quali garanti assoluti della tutela dei diritti
(per il che debbono essere adeguatamente preparati e formati),
i secondi quali soggetti di complemento (e completamento) del
sistema, addirittura già utilizzati in ruoli paragiurisdizionali
(si pensi ai notai componenti delle sezioni stralcio dei tribunali
o quali ausiliari del giudice nelle esecuzioni immobiliari), ma
anche quali originari garanti della "filiera giustizia" (gli atti
notarili non di rado sono...l'inizio di future cause!).
Non si può certo dire che l'avvocatura italiana funzioni alla
perfezione e nel relativo dissesto l'assenza di un'efficace
sistema di verifica dei comportamenti sotto il profilo
deontologico, nonchè per quanto riguarda l'effettiva e
costante preparazione professionale, determina l'attuale
immiserimento forense...
Non mi pare sia esente da pecche il sistema notarile poichè
nessuno controlla l'attività di questo "strano soggetto" (un po'
rappresentante dello Stato ma molto libero professionista),
che va a formare negozi fondamentali nella vita di persone
fisiche e giuridiche...
E non ultima la politica, che deve assumersi comunque le
proprie responsabilità...
Come ricondurre tutto ad "unità"?
Con una "rivoluzione costituzionale", che poi sarebbe anche e
soprattutto "rivoluzione culturale"!
E cioè creando un organo unico, di rilevanza costituzionale, di
assoluta garanzia (ovviamente mediante apposita riforma
costituzionale), che sovraintenda a tutto il "sistema giustizia"
e sia titolare anche del potere disciplinare su pubblici ministeri,
giudici (finalmente due entità ben distinte!), avvocati e notai,
con potere di governo delle sedi di pubblici ministeri, giudici
e notai, nonchè di controllo sulla specializzazione forense.
Detto soggetto, che ben potrebbe chiamarsi "Consiglio
Superiore di Giustizia", dovrebbe avere una composizione
paritetica: una quota per i pubblici ministeri, una quota per i
giudici, una quota per gli avvocati, una quota per i notai, una
quota di nomina universitaria con espressione del Presidente
a sovrintendere al tutto (quale componente di garanzia) una
quota di nomina politica che a sua volta dovrebbe
suddividersi in due parti paritetiche quali espressioni,
rispettivamente, di maggioranza e di opposizione
(in rappresentanza del Popolo italiano).
In tal modo tutti controllerebbero tutti (sei quote e tre insieme
non farebbero mai maggioranza!) e non vi sarebbero abusi di
posizione!
Sotto a tale soggetto gli ordinamenti: Ordinamento della
Magistratura Giudicante; Ordinamento della Magistratura
Requirente; Ordinamento Forense; Ordinamento Notarile.
Così, tanto per lanciare un'idea, che mi "frulla" da tempo e sulla
quale sicuramente ritornerò...
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