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Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

domenica 4 dicembre 2011

ESSERE AVVOCATO…
domenica 11 maggio 2008, 12.33.51 | danielechiezzi
"Che cosa pensa degli avvocati?
«Lei crede che se mi fossi laureata sarei stata così brava? Trovo che se facessero il loro lavoro con più passione sarebbero una casta bellissima».
Però cercano di far passare per innocenti anche gli imputati che hanno commesso gravi delitti. E la giustizia?
«Il sistema processuale è disgiunto dalla morale. Ho avuto anch’io bisogno di un difensore che se ne fregasse della morale pubblica».
La legge è veramente uguale per tutti, come si legge nei tribunali?
«No. È più uguale per chi nella vita ha avuto più possibilità. Una persona importante che debba rispondere di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, truffa ai danni dello Stato ha i mezzi per tirarla in lungo fino alla prescrizione. Un piccolo imprenditore no». "
Nella speranza che qualcuno legga lo stralcio sopra riportato e tratto da una lunga intervista, senza sapere quale sia la fonte, esprimo un profondo invito alla riflessione sull' ESSERE AVVOCATO...
Cosa significa oggi ESSERE AVVOCATO?
Cosa dovrebbe significare?
Domande che - immagino - dovrebbero trovare in concreto diversa risposta a seconda dell'angolo di visuale (per un utente di giustizia, per un magistrato, per un tecnico che collabora, infine, proprio per gli avvocati...
Potremmo, poi, però, formulare "analoga" domanda: cosa significa oggi ESSERE MAGISTRATO?
E conseguentemente: cosa dovrebbe significare?
Anche a fronte di tali domande immagino risposte diverse in base ai diversi dati soggettivi dell'intervistato...
Ritengo che qui stia il "nocciolo" della questione: manca una cultura condivisa della Giustizia e conseguentemente dei diversi ruoli essenziali per far ben funzionare il sistema Giustizia...
E non è un problema di destra o di sinistra poichè all'interno di ogni singolo partito (tranne, probabilmente quello di Di Pietro, il che, peraltro ha un suo significato assolutamente esplicito!) esistono idee sulla giustizia profondamente diverse....
Credo, però, che su un punto tutti dovrebbero convergere (anche se molto spesso dalla magistratura si levano esplicitazioni di "fastidio" rispetto al seguente concetto: il ruolo di garanzia che la Costituzione affida all'avvocato (e, si badi bene: non è solo un problema riguardante il procedimento penale, ma tutti gli ambiti di giustizia)...
E' il momento di "svelare" l'origine dello stralcio di intervista sopra riportato: è tratta dal Giornale di oggi (pagine 1 e 14 ed è realizzata da Stefano Lorenzetto a Giuditta Russo, anni 37, che per molti anni ha svolto la professione di avvocato (peraltro con cause in mezza Italia, vincendone oltre 250) senza mai aver sostenuto un esame all'università, definita peraltro "molto brava" in più di una occasione da autorevoli personaggi...
Gli spunti di riflessione che nascono - a mio parere - dal riportato stralcio:
Premesso che gli avvocati sono tutto meno che una casta (unico errore di visuale che posso attribuirle!) e lo dimostra l'evoluzione qualitativa e quantitativa degli iscritti agli albi, è senza alcun dubbio vero che stia venendo meno la passione per la professione, con tutto quel che ne consegue sul piano qualitativo e di "spendibilità" del titolo professionale (un tempo indice di affidabilità, cultura ed autorevolezza).
Se ne ricava, poi, che non è il titolo di studi (o tanto meno l'attuale sitema abilitativo) a fornire una corretta visione del giusto rapporto tra Giustizia e morale: è lucidissima l'affermazione fornita dall'intervistata, che non ha svolto nè il corretto percorso universitario, nè il corretto percorso formativo forense, ma quanti "veri avvocati" sono oggi altrettanto in grado di fornire una simile lucida interpretazione?
Lo stesso si può affermare circa l'ulteriore risposta riguardante la "Giustizia uguale per tutti"...
Chiediamoci, adesso, come possa essere accaduto che l'intervistata (rea confessa, perchè nessuno l'aveva denunciata!) abbia potuto liberamente e senza ostacoli rappresentare in giudizio senza essere scoperta...
Ebbene, da tutti questi elementi se ne ricava che una delle primissime riforme da affrontare sia quello dell'Ordinamento Forense ed in particolar modo tutto il percorso che porta allo svolgimento della professione di Avvocato, partendo dal dato di fatto ineludibile che non è il titolo universitario a qualificare professionalmente (quale miglior esempio di ciò, se non quello della Signora Giuditta Russo?)...
Così come è del tutto assente il sistema delle verifiche sul mantenimento delle qualità professionali ed il controllo su chi effettivamente svolge (da abilitato!) la professione medesima...
In tutto ciò continuo a temere che i primi "controinteressati" al mancato rispetto delle previsioni costituzionali sulla essenzialità della difesa e del Giusto Processo siano ancora una volta i magistrati, che non vedono di buon occhio una Avvocatura preparata e qualificata e quindi "spendibile" al pari se non più dei magistrati stessi...
Il mio desiderio è ovviamente quello che le predette osservazioni possano essere presenti (e rimanere tali!) nella mente del nuovo Ministro della Giustizia, proprio in quanto Avvocato, così come del resto di tutti gli altri parlamentari e membri di Governo che si siano trovati a partecipare in  questioni giudiziarie, da Avvocati e non.

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