Iniziamo dal..."declino magistrale", inteso come svilimento del corso universitario che conduce oggi alla laurea magistrale in giurisprudenza...
Ritenere che nei prossimi lustri si possa riuscire a mutare "il succo" di tali corsi di laurea (salve ovviamente alcune rare ed eccellenti eccezioni) in senso formativo professionale (oggi siamo prossimi allo "zero assoluto", come nel superacceleratore del Cern di Ginevra!) non solo è una chimera, ma anche esercizio di autolesionismo...
DIco subito che sono molto scettico su tutto quello che si chiama "scuola" in ambito professionale e dunque non ho una buona impressione di tutti quei corsi generalisti e preimpostati a tavolino con "monte ore" di insegnamento teorico-pratico che a ben guardare, in concreto, lasciano ben poco ai discenti...
Insomma: chi vuole fare il carrozziere si deve sporcare le mani in carrozzeria...e chie deve fare l'avvocato...si deve fondere la testa dentro uno studio legale e le corde vocali nelle aule di tribunale (nel primo non certo a far da segretaria e nelle seconde non certo a far da spettatore).
Qualsiasi formazione si fa, seriamente, solo e soltanto con la pratica "in campo"...tutto il resto è, almeno per lo più, puro esercizio di fantasia!
E per poter consentire agli avvocati di domani di divenirlo veramente (dunque non mera forma del titolo, bensì sostanza del professionista) vedo un'unica via (che ho cercato, ovviamente di introdurre con la mia bozza di modifica sulla pdl C: 1004 Pecorella):
centralità assoluta della pratica, accanto e per conto di un dominus, con ampia possibilità di sostituzione del "maestro" su sua delega (espletabile in qualsiasi procedimento anche di tribunale in quanto sotto responsabilità del patrono)
non remuneratività della pratica: molti "mi infameranno" per questo; ma preferite che l'obbligo di remunerazione di fatto diventi il vero sbarramento all'accesso? volete che soltanto pochi eletti trovino posto in studio poichè "figli di papà", con sostanziale impossibilità ai tanti, bravissimi, figli di "nessuno" ,che in ben pochi accoglierebbero, con certo onere di corresponsione stipendiale?
Quanti anni si deve formare un medico prima di iniziare a guadagnare? Eppure il sistema procede, i medici abbondano da ogni estrazione sociale...
Per la nostra professione, pur con la gratuità della pratica, il tempo di formazione rimane inferiore a quello dei medici e poi, se dopo due-tre anni il praticante, affidabile e capace, avrà saputo dimostrare sul campo la sua "utilità, statene certi: troverà molto più facilmente la via per rimanere stabilmente dove ha svolto la pratica oppure sarà comunque richiesto in altri studi che avranno avuto l'occasione di conoscerlo...
Perchè pensare che un domani prossimo un praticante riesca, appena superato l'esame, ad aprire uno studio ex novo...la vedo molto dura e comunque sconsiglierei chiunque (soprattutto in grossi centri) dall'assumere una simile iniziativa: costi alti ed eccesso di clientela in difficoltà economiche; l'audace avrebbe solo la certezza di partecipare ad un'asta al ribasso per lavorare praticamente a rimessa ed in condizioni professionali assai difficili...
Comunque un grosso "in bocca al lupo" a tutti coloro che ci credono veramente: solo per questo se lo meritano!
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