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Montepulciano, Siena, Italy
Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!

lunedì 26 dicembre 2011

A San Silvestro in Tribunale

Gli avvocati di Montepulciano presidieranno il locale tribunale la notte di S.Silvestro, offrendo un brindisi a chi si troverà a passare davanti al portone dell'ingresso principale sito in Montepulciano, Via di Voltaia nel Corso n. 57.
Non è una manifestazione corporativa. Non è il tentativo di salvaguardare un privilegio.
Il Ministero dell'Economia, sospinto dall'Associazione Nazionale Magistrati (e per esse il CSM), ritiene di ottenere risparmi di spesa e razionalizzazione della Giustizia tagliando i tribunali sub-provinciali, vale a dire le sedi di circondario che non coincidono con il capoluogo della relativa provincia.
In realtà un simile provvedimento, senza tenere conto delle effettive realtà locali, rischia soltanto di gettare nel caos l'amministrazione della giustizia nei territori interessati, per essi dovendosi intendere gli interi territori provinciali (dunque anche quelli già amministrati dai tribunali accorpanti).
Per quanto riguarda la Provincia di Siena sono contestualmente previsti gli accorpamenti a Siena sia della sezione distaccata di Poggibonsi, sia del tribunale circondariale di Montepulciano, quando la struttura del tribunale di Siena è già incapace di accogliere decentemente il carico di lavoro attuale (con ciò intendendosi le presenze di personale di cancelleria, di magistrati, di avvocati e consulenti mediamente presenti e di cittadini interessati a vario titolo (parti processuali, testimoni, etc.).
Senza poi tener conto in particolare che le distanze riguardanti molti comuni dell'attuale circondario di Montepulciano porteranno a produrre maggiori costi e maggiori difficoltà per l'amministrazione della giustizia, con correlativi maggiori disservizi per il territorio (si pensi, ad esempio, a tre carabinieri impiegati per condurre un arrestato dal sud della provincia: non più a Montepulciano bensì a Siena, per tutto il tempo necessario per la convalida dell'arresto e per il successivo giudizio per direttissima; forze dell'Ordine che vengono sottratte al controllo del territorio per tempi assai più lunghi, con maggiori costi di servizio per trasferta, uso del mezzo, carburante, etc.).
I cittadini del sud della provincia, anzichè raggiungere Montepulciano, dovranno recarsi a Siena anche per la più banale delle pratiche (ad esempio: richieste di certificati, rinuncia ad un'eredità, richiesta di un amministratore di sostegno).
Non è questo il modo di migliorare il sistema Giustizia, è solo un'apparente spolverata alla facciata, che però fa cadere pezzi di intonaco e li lascia in mezzo alla via, a peggiorare complessivamente il funzionamento della macchina giudiziaria.

domenica 11 dicembre 2011

Tanto per riprendere il discorso...

Periodo di riflessione e preoccupazione, per tutto quello che riguarda la Giustizia, non mi pare ancora chiara la linea di condotta che spetta al nuovo Governo.
Per adesso conta solo l'economia e - francamente - parlando dei diritti, questo mi pare un pessimo timone.
Ne è in qualche modo la riprova il fatto che sia stia legiferando alla rinfusa, sulla base di generico intento di "liberalizzazione", senza avere ben chiaro cosa si debba andare a sostituire ai vecchi modelli.
Intanto tra pochi mesi le professioni saranno nel caos, essendo già legge il fatto che se entro il 13 agosto 2012 non ci saranno nuove leggi ordinamentali, i vecchi ordinamenti semplicemente verranno meno.
Dunque, per venire allo specifico, che mi riguarda: o nuovo Ordinamento Forense o nessun Ordinamento Forense...
Nessun controllo, dunque, sull'esercizio della professione forense? E come si concilia ciò con il delicatissimo ruolo che spetta ad un avvocato, ancor più nella materia penale?
Otto mesi esatti - dunque - per salvare la Giustizia, perchè una deregulation totale per gli avvocati significa una sola cosa: una Giustizia nel caos!
Se poi ci aggiungiamo che l'idea di tagliare dovrebbe portare ad eliminare 7-800 sedi giudiziarie tutte insieme (la maggior parte sedi dei Giudici di Pace, circa 200 sezioni staccate di Tribunale e circa 50 Tribunali circondariali)...volgio proprio vedere come può "ripartire" l'amministrazione della Giustizia...
E poi: siamo proprio sicuri che ciò possa avvenire "a costo zero" ed anzi con effettiva riduzione della spesa? Io ho molti dubbi al riguardo...
Per ora lancio queste riflessioni, ma nei prossimi giorni entrerò più nel dettaglio...

Trasloco forzato

Oggi 4 dicembre 2011, 30 minuti fa | danielechiezzi
Splinder ha comunicato la dismissione dei blog, dunque...trasloco forzato...ho trovato qui la mia nuova casa...(che peraltro è anche più moderna)...ci sarà anche più spazio per tutti Voi...


http://www.ilbuondiritto.blogspot.com


Vi aspetto!!!!

Pofessione forense: passo avanti, ma basterà?

giovedì 20 ottobre 2011, 9.35.42 | danielechiezzi
Veniamo dal Congresso UCPI di Rimini (tenutosi la scorsa settimana), certamente partecipato e proficuo, ma nel corso del quale sono emersi in maniera evidente tutti i dubbi sulla effettiva possibilità di portare a termine, in questa legislatura, la riforma dell'Ordinamento Forense.
Se non altro perchè l'On. Berselli (presidente della Commissione Giustizia del Senato) ha spiegato come i tempi tecnici siano molto stretti e le difficoltà di funzionamento della omologa Commissione della Camera, letteralemente a "maggioranza a giorni alterni".
Ieri è ripreso il dibattito nella Commissionepresieduta dall'On. Bongiorno e c'è stato un unico punto di condivisione: la riforma è necessaria! Il problema è che ogni gruppo di opposizione la vorrebbe a modo suo...
A parole la magioranza è coesa...si imporrà di respingere ogni emendamento, per far diventare legge in questa lettura alla Camera il testo pervenuto dal Senato?
Il passo avanti c'è stato per un notevole cambio di rotta dei Radicali (intervento di ieri dell'On. Bernardini in Commissione): è vero che vorrebbero limitare i poteri di CNF ed Ordini territoriali e riformare il procedimento disciplinare (su quest'ultimo punto, come non essere d'accordo!), ma per la prima volta parlano anche loro (finalmente se ne sono resi conto che il livello medio degli avvocati italiani è bassissimo e, dunque, confliggente con ciò che serve per elevare il livello qualitativo della giustizia!) di maggior qualificazione professionale e, dunque: maggior serietà del percorso di accesso e necessità della specializzazione (peraltro con gradevole citazione dell'Unione Camere Penali Italiane, da sempre capofila per l'introduzione della specializzazione forense.
Ed infatti l'unico grande, innovativo, decisivo, contenuto della legge in esame è l'art. 8, che introdurrebbe la specializzazione forense.
Certo, altre cose andrebbero riviste e migliorate, ma non è più rinunciabile tale risultato minimo di legislatura: se si innesca tale meccanismo virtuoso (finalmente togliere la troppa polvere accumulata sulla nostra legge professionale!) potranno in seguito essere apportati nuovi adeguamenti normativi su singoli aspetti della professione.
Il via libera c'è anche da parte del Governo, avendo ieri dichiarato il Sottosegretario Casellati, nella riunione della Commissione, che il testo della riforma in esame è assolutamente compatibile con l'art. 3, comma 5 della Manovra di agosto.
Dunque passo avanti...non resta che fare lo sforzo di raggiungere il traguardo...è ormai l'unico obiettivo, il minimo di una legislatura fallimentare (e ne saremo sempre "grati" in primo luogo a Fini!)...ce la faranno?

dramma carcere

mercoledì 21 settembre 2011, 9.22.39 | danielechiezzi
Leggo un flash d'agenzia: seduta in Senato dedicata al sovraffollamento carceri...

Basterebbero 15 giorni per fare una legge semplice (peraltro di chiaro intervento positivo sui conti dello stato, perchè ridurrebbe i costi!) per ampliare le misure alternative alla detenzione (statisticamente valide contro le recidive criminali, a differenza della detenzione non riabilitativa)... 

Tagli, ritagli...e inevitabili frattaglie!

domenica 18 settembre 2011, 12.26.23 | danielechiezzi
Prendo spunto da un articolo di Feltri sul Giornale di oggi, dove il noto giornalista dice di non volere un PDL che lascia a piedi i Carabinieri.
Cita il caso di una caserma CC della Bergamasca, che serve 50.000 abitanti e controlla un'importante arteria, ove sarebbero in forza 17 Carabinieri (numero che ritiene adeguato), ma dotati di una sola autovettura Punto PER TUTTO L'ORGANICO. 
Aggiungo che sono anni che si leggono notizie di CC, Polizia, VVFF ed altre importanti ramificazioni dello Stato (si può sempre dire "di diritto"?) più o meno lasciate a piedi.
Ora, venendo a noi e collegando detta situazione logistica, mi domando e chiedo a tutti voi: tagliare i piccoli tribunali significa aumentare le esigenze di spostamento di tutti quei soggetti, facenti parte dell'organizzazione statale, che dalle periferie dovrano poi raggiungere, quotidianamente, Procure e Tribunali "CENTRALIZZATI" per poter fornire la propria opera necessaria all'attività giurisdizionale (e prima ancora requirente).
Ci si rende conto di quanto aumenteranno i costi (ed i tempi morti) dovuti agli spostamenti, ad esempio, di una pattuglia dei CC che dovrà portare UNA NOTIZIA DI REATO (OD UN CORPO DI REATO) in Tribunale? 
Oppure si ritiene che un domani la giustizia (soprattutto quella penale) dovrà essere solo virtuale, magari semplicemente simulata come in un videogame?
Ma forse si pensa di risolvere la situazione semplicemente (dopo la riduzione dei tribunali) chiudendo anche le caserme dei CC...meno CC sul territorio = meno reati accertati (non importa se più commessi), con certo miglioramento delle statistiche sullo smaltimento dei carichi pendenti...
Appunto: tagli, ritagli...e poi dovremo accontentarci di una giustizia "frattaglia"...ma le statistiche (ed i conti dello Stato?) saranno salve.
Un po' meno la Giustizia...ma dovremo adeguarci...O no?

Ciao Oreste!

lunedì 29 agosto 2011, 15.00.33 | danielechiezzi
Ciao Oreste, mi mancheranno le Tue incredibili risposte alle mie insistenti domande sui principi della Giustizia...risposte che spesso erano altre domande, volute da Te elargire ad un piccolo avvocato di provincia come me, per rafforzare quella che deve essere in noi l'unica certezza: credere nei principi, ma dubitare di tutto!

la riforma (nei numeri) della giustizia

giovedì 25 agosto 2011, 18.32.45 | danielechiezzi
L'ho scritto oltre tre anni fa, ma potrei scriverlo oggi...ed infatti lo ripropongo pari-pari...

giovedì, 31 luglio 2008

 

Ragioniamo sui numeri della (in)giustizia...

In questi giorni è un gran parlare di riforme della Giustizia, con tanto di statistiche sbandierate ai quattro venti.
Vi è - più o meno - una costante (anzi due): inefficienza e lentezza!
Ebbene rileggiamo un po' di numeri, per poi avanzare alcune idee.
848 uffici di Giudice di Pace, 165 Tribunali e 220 Sezioni Distaccate di Tribunale, 29 Tribunali per i Minori, 29 Corti di Appello più 3 Sezioni Distaccate...
Ho la ferma convinzione che la razionalizzazione necessaria (tanto per iniziare) sia la seguente:
1) Eliminare i Tribunali per i Minori poichè funzionano in modo troppo lento e lontano dai casi concreti, mediante filtri amministrativi eccessivamente burocratizzati (i servizi sociali, tanto per intenderci), funzioni ovviamente da riattribuire territorialmente ai Tribunali ordinari, tanto per il civile (che problema ha - ad esempio un Tribunale che si occupa di separazioni a decidere analoghe problematiche per i figli nati fuori dal matrimonio?; ed in sede penale non può ugualmente applicare le normative legate al processo minorile? perchè costringere tutta la famiglia del minore ad andare presso il capoluogo di distretto di Corte d'Appello per l'istruttoria preventiva e per il processo?);
2) Aumentare il numero dei Tribunali a 240, eliminando tutte le sezioni Distaccate (ma ovviamente alcune di esse dovranno divenire sedi di Tribunale) in quanto foriere di dispersione e notevoli disservizi (i giudici vi sono applicati dalla sede, sono limitate le materie che vi vengono trattate, ma hanno una struttura burocratica ed amministrativa che è sproporzionata rispetto alle funzioni svolte; è ovvio che si debba intervenire con la scure suo grossi tribunali creandone altri più piccoli, perchè i numeri sballati in termini di efficienza e risposte al terrotorio sono tutto nei grossi tribunali; non si abbia timore di invadere competenze amminstrative altrui: la giustizia non può essere condizionata da confini provinciali e regionali, bensì organizzata secondo criteri di risposta ad un tessuto geo-socio- economico quanto più omogeneo possibile);
3) Aumentare il numero di Corti di Appello a 40 (trasformando le Sezioni Distaccate che diverranno vere sedi di Corte d'Appello); la regola base deve essere una Corte di Appello ogni 6 Tribunali, oggi ci sono enormi disparità di funzionamento tra Corte e Corte, basti pensare, ad esempio, che la fissazione di un processo penale in appello a Firenze avviene mediamente in poco più di un anno mentre a Bologna ci vuole mediamente il triplo di tempo;
4) eliminare gli Uffici del Giudice di Pace (una buona parte ha un carico di lavoro pressochè nullo, ma anche gli uffici più oberati costituiscono inutile duplicazione burocratico ammonistrativa): il che non significa eliminare le competenze dei Giudici onorari, bensì riorganizzare il tutto all'interno di un unico ufficio giudiziario di prima istanza che è e deve essere solo il Tribunale, con all'interno di esso un ruolo - organico ed organizzato razionalmente per valore e materia tanto nel penale che nel civile - affidato alla magistratura onoraria, che potrebbe poi anche essere utilizzata (in via eccezionale) per ricoprire temporaneamente le vacanze della magistratura di ruolo, con responsabilizzazione dei Capi degli Uffici; abbiamo abolito la inutile duplicazione burocratica Pretura Tribunale e poi abbiamo ricreato analoga duplicazione inutile (con notevole dispersione di risorse, sotto tutti i profili) con il binomio Tribunale-Giudice di Pace...;
5) prevedere nel civile una sanzione processuale a carico dell'attore che ha promosso una lite con una domanda dimostratasi totalmente infondata;
6) nel penale razionalizzare il sistema prevedendo definizioni alternative per tutte le ipotesi di reato definibili entro l'ambito della sospensione condizionale della pena, in particolar modo prevedendo l'ipotesi di estinzione del reato per condotte riparatorie-risarcitorie (poi, ovviamente servirebbe anche una rivisitazione organica del sistema di diritto penale sostanziale, con depenalizzazioni ed altri interventi che non possono qui essere trattati, per ovvi motivi di brevità di argomento).
Per ora questo spunto, ma presto tornerò su temi collegati ...sempre alla ricerca della miglior giustizia possibile...per tutti! 

Dal D.L. 138/11: già una nuova professione di avvocato?

martedì 16 agosto 2011, 20.51.51 | danielechiezzi
Ferragosto ha portato in “dono” una riforma a scatola chiusa, che non Ti aspetti, ma che potrebbe significare tante cose in negativo (si teme) od in positivo (si spera).
Un’unica certezza: ormai aspettare il domani sarebbe tardi, perché ieri era già domani ed il nostro futuro è già adesso.
Credo sia necessario entrare nel merito del provvedimento per meglio far comprendere cosa intendo.
Sto parlando dell’art. 3 del D.L. 13.08.2011 n. 138, pubblicato in pari data sulla G.U. ed in vigore a partire dalla stessa pubblicazione.
Ovviamente è un D.L., il che può significare tutto (conversione in legge entro 60 giorni) o nulla (mancata conversione).
Né si può dare per scontata la conversione, dato che (e non è certo una novità) in un provvedimento di “manovra economica” vengono inserite disposizioni avente ben altra natura (in questo caso la chiamano “liberalizzazione del mercato”, rectius “abrogazione delle indebite restrizioni all’accesso” e all’esercizio delle professioni e delle attività economiche”. 
Intanto una prima annotazione dal titolo dell’articolo (che poi si ricava anche dal tenore dei suoi commi): le professioni sono altro rispetto alle attività economiche, dunque, almeno il principio base sembra salvaguardato!
Le professioni sono nuovamente “ordinate” dal solo comma 5 di detto articolo 3, che però (secondo una tecnica normativa ormai consueta, ma certamente deprecabile) è di fatto una vera legge quadro, che si auto esclude, per espressa previsione, soltanto per la professione medica, riguardando, dunque, tutte le altre.
L’altra unica distinzione è tra due macroaree professionali: quelle regolamentate, che necessitano di esame di Stato di accesso e quelle non regolamentate. Già qui, a mio parere, un grave errore: le professioni sono solo quelle regolamentate, come si ricava dal tenore dell’art. 33, comma 5 della Costituzione e per tutte, dunque, necessita un esame di Stato abilitante!
Ma veniamo alla professione forense (pur commentando il quadro scritto generalmente per tutte le professioni).
Il comma 5 inizia salvaguardando la necessità dell’esame di abilitazione, richiamando l’art. 33, comma 5 della Costituzione. E’ dunque scongiurato il pericolo di un accesso indiscriminato alla professione.
Si parla poi di garanzia, affidata agli ordinamenti professionali, per: libera concorrenza, diffusa presenza dei professionisti su tutto il territorio nazionale, differenziazione e pluralità di offerta “che garantisca l’effettiva possibilità di scelta degli utenti nell’ambito della più ampia informazione relativamente ai servizi offerti.” 
Dovendo commentare tali indicazioni si può dire che per quanto riguarda gli avvocati:
  1. la concorrenza ce n’è sin troppa (semmai qualche correttivo sulla “libertà” si potrebbe individuare, poiché il pensionato ultrasessantacinquenne che può continuare ad esercitare nel pieno delle forze, pur godendo della pensione non può essere ritenuto sul ben più debole neoavvocato!);
  2. la diffusa presenza non è in discussione, essendo arrivati ormai, su tutto il territorio, all’avvocato di ciascuna via di ciascuna città, ben oltre l’avvocato di quartiere;
  3. la differenziazione e la pluralità dell’offerta è il nodo cruciale, che ha un’unica soluzione positiva (ed assolutamente necessaria e giusta): l’introduzione della specializzazione forense; è a questo punto necessario che la nuova legge ordinamentale forense superi il divieto (sancito dal TAR del Lazio) contenuto nell’art. 91 della vecchia legge professionale forense (RDL 1578/1933), che in quanto legge speciale deroga ancora al principio generale, disapplicando la specializzazione professionale per i soli avvocati, diversamente che per altre professioni; è uno dei passaggi più importanti, un’opportunità da saper cogliere per migliorare l’offerta qualitativa nell’interesse dei cittadini e della buona amministrazione della giustizia, prima ancora che degli stessi avvocati; 
  4. segue il discorso sulla corretta informazione agli utenti, già esistente, ma carente sotto il profilo disciplinare: non per mancanza di previsione, bensì – di fatto – per assenza di sanzione, perché non funziona adeguatamente il procedimento disciplinare; e questo si ricollega ad un successivo passaggio, che affronto più avanti.

 Seguono, dopo le predette affermazioni, elencazioni sui principi (norma quadro, appunto!) che vengono affidati ai nuovi ordinamenti professionali, da riformare entro 12 mesi… dal 13 agosto scorso (e per fortuna che c’è già una proposta di legge all’esame del Parlamento, per quanto riguarda gli avvocati):
      a) autonomia ed indipendenza del professionista (principio ineludibile per l’avvocato, da sempre);
      b) obbligo di formazione permanente: ci siamo già arrivati per via regolamentare e ciò è conforme alla  previsione della disposizione quadro; il concetto andrà ribadito nel nuovo Ordinamento Forense;
      c) tirocinio effettivo (siamo d’accordo) con previsione di “equo compenso di natura indennitaria” (e qui iniziano i problemi: il primo è interpretativo, poiché compenso ed indennizzo sono antitetici, il primo essendo remunerativo ed il secondo reintegrativo; il secondo è pratico, poiché a queste condizioni non ci saranno più avvocati disposti a prendere praticanti all’inizio della formazione; viene previsto il tirocinio durante il corso universitario, ma questo è insostenibile, poiché il tirocinio presuppone prima una compiuta formazione teorica, ancor più se il tirocinio deve avere una qualche “utilitas” per il dominus costretto a pagare il praticante;
      d) obbligo di compenso concordato al momento dell’incarico professionale (qui si aprirebbe un discorso molto lungo, diciamo per adesso che dei paletti possono esser messi, ma la materia è molto fluida e merita approfondimento a parte);
      e) obbligo di assicurazione professionale (condivido in pieno, a tutela “risarcitoria” dei clienti e quale sintomo di serietà dello studio: certo è che non può diventare un alibi per il professionista, che dovrà essere ben controllato disciplinarmente, essendo la sua responsabilità ben ulteriore rispetto a quella patrimoniale);
      f) distinzione degli organi di disciplina rispetto agli organi amministrativi (previsione sacrosanta: è uno dei noccioli della riforma dell’Ordinamento Forense; il procedimento disciplinare non può funzionare fino a che gli eletti sono giudici degli elettori ed hanno con gli stessi stretti rapporti di vicinanza e quotidianità, ma si deve anche scongiurare il pericolo di un giudice “nemico”, dovendo salvaguardare che il giudizio disciplinare sia affidato a soggetti normalmente configgenti con il professionista forense; in ogni caso la serietà del procedimento disciplinare dovrà essere garantita per consentire l’affidamento al pubblico di ciascun avvocato iscritto all’Albo, mediante indicazione della propria specializzazione e comunque dell’ambito di esercizio della propria attività, anche in assenza (per sua libera scelta) di una specializzazione;
     g) libertà di pubblicità, con spendita di titoli, specializzazioni (è un ulteriore ribadire della necessità di introdurre tale distinzione legale nell’ambito anche della professione forense), strutture di studio e compensi previsti, secondo i principi di trasparenza, verità, correttezza, in equivocità, non ingannevolezza, non denigrazione (è evidente che ciò sia garantito solo e soltanto dalla capacità di funzionamento del procedimento disciplinare, con sanzioni certe ed effettive in caso di violazione delle regole deontologiche). 
 Quanto precede è, appunto, il “quadro” attuale; luci ed ombre, in attesa della verifica parlamentare, ove il rischio dello strumento è sempre il solito: il limite temporale per la conversione che non consente alcun approfondimento. Certamente la maggior ombra pare quella dell’accesso mediante tirocinio anticipato e pagato – che si aggiunge all’ombra già introdotta con la precedente manovra di appena un mese prima, relativa al tirocinio forense presso gli uffici giudiziari – e la maggior luce è la chiara indicazione di favore per la differenziazione dell’offerta mediante specializzazione.

Ma se questo è lo stato dell’arte il dado è tratto: d’ora in poi nulla sarà più per caso ed è dunque necessario il massimo livello di attenzione affinchè siano perseguiti e sviluppati gli elementi positivi e siano rivisitati ed eliminati quelli di segno contrario rispetto ad una corretta visione evolutiva per una professione che ha urgente bisogno di rilancio, nell’interesse di tutti. 

In balìa delle correnti (ed in piena tempesta)...

lunedì 18 luglio 2011, 9.50.59 | danielechiezzi
La giustizia in Italia non funziona.
Affermazione che credo sia condivisa da tutti.
Nel momento della crisi generale, con rischio "fallimento" dell'intero sistema Paese, quali rimedi ci vengono lanciati? Aumento dei costi per le istanze di giustizia e "deregulation" per la professione di avvocato.
Della serie: vuoi giustizia? Paga (di più) e gioca alla roulette per trovare chi ti deve assistere!
Magnifico: lo Stato si preoccupa di prendere i soldi, ma lascia gli utenti di giustizia nelle "grinfie" del primo stregone di strada!
Per fortuna per una volta (ma basterà?) gli avvocati parlamentari di maggioranza (e queli di opposizione a parti invertite avrebbero fatto lo stesso?) hanno minacciato di far fallire l'Italia, piuttosto che accettare un colpo di spugna sulla professione di avvocato; che poi significava un notevole abbassamento delle garanzie professionali di ciascun iscritto all'Albo.
Tutti concordano che gli avvocati siano troppi in Italia (se ne lamentava Calamandrei nel 1921, quando non erano 10.000, oggi siamo 230.000!)...vi pare possibile, quale rimedio, farli diventare, per decreto, subito oltre 300.000 (senza alcuna verifica di capacità e preparazione)?
Ci vuole la scure Signori, altro che il "Tana libera tutti".
E la scure deve essere di tipo deontologico, perchè non è possibile vedere in giro avvocati titolati (e ce ne sono, Vi assicuro!) che non conoscono l'ABC delle regole comportamentali (rapporti con clienti e colleghi, prima di tutto, ma anche con i gudici ed il personale giudiziario in genere) ed affrontano la difesa dei propri clienti con scarsa preparazione generale (conoscenza delle regole processuali) e specifica (studio e preparazione del caso in questione).
Siamo dunque veramente in mezzo al mare, un mare burrascoso, dove le correnti spingono in tutte le direzioni, con il risultato di rendere immobile la nave, ma sempre più oscillante e dunque sempre più prossima al rischio di rovesciarsi da un momento all'altro.
Infatti in contrapposizione al colpo di spugna tentato con il decreto Tremonti (ma di chi sarà stata la "manina" che aveva introdotto l'art. 39 bis?) riprende mercoledì in Commissione Giustizia alla Camera l'esame del ddl 3900 di riforma dell'Ordinamento Forense (già approvato dal Senato), ma con l'annunciata ostruzione del PD, che ha già chiesto una dettagliata disamina di tutte le questioni, nella chiara speranza che finisca la legislatura senza l'approvazione della riforma.
In Italia il sistema gattopardesco è sempre quello più in auge: cambiare apparentemente tutto per non cambiare assolutamente niente in concreto.
Ma un Paese dove la Giustizia non funziona è sempre più un Paese nel caos, nell'anarchia di fatto, dove le libertà si trasformano in arbìtri singoli e collettivi, con inevitabili "regolamenti" delle controversie per vie sommarie, inique se non, direttamente, illecite ed illegali.
Siamo ormai agli ultimissimi avvisi ai naviganti, perchè si rischia il naufragio...

AVVOCATI: ABBIAMO UN PROBLEMA...

sabato 11 giugno 2011, 10.59.02 | danielechiezzi
"Alle professioni di avvocato e di procuratore non si applicano le norme che disciplinano la qualifica di specialista nei vari rami di esercizio professionale."
Come iniziare se non con il contenuto dell'articolo 91 del R.D.L. 1578/1933 (peraltro inserito all'epoca come disposizione finale) che è il cardine della sentenza 5151/2011 depositata in data 9.6.11 dal TAR del Lazio (Roma), con la quale ha dichiarato nullo, per carenza di potestà regolamentare (per riserva di legge) il regolamento sulle specializzazioni forensi emanato dal CNF, che avrebbe dovuto entrare in vigore il prossimo 30 giugno?
Oggi i tempi sono notevolmente cambiati da quel lontano, lontanissimo 1933 (ormai non esercita più nemmeno un avvocato - o procuratore dell'epoca - di coloro che ebbero gli effetti in prima aplicazione di tale normativa, essendo ormai trascorsi quasi 80 anni.
Decenni nei quali siamo passati per la seconda guerra mondiale, per la guerra fredda, il boom economico, la  crisi energetica degli anni settante, la grande svalutazione monetaria, la ripresa economica (edonismo Reaganiano!) fino alla caduta del muro di Berlino, l'esplosione dell'informatica (internet ed i vari strumenti connessi), l'Euro, le Torri gemelle, il terrorismo prima nazionale e poi internazionale, le guerre mirate, fino alla crisi - che ha pesantemente coinvolto, anche per il boom di iscritti all'albo, gli avvocati italiani - economica mondiale recente. Ovviamente dovendo anche "ringraziare" Bersani che ci ha dato una grossa "mano" per pregiudicare il "potere di acquisto" dei singoli avvocati, in favore dei soliti noti (banche, assicurazioni, grandi gruppi, in grado di imporre prezzi e prestazioni adecine di migliaia di avvocati "servi").
Oggi, resto più che convinto che soltanto la specializzazione forense sia in grado di dare nuova linfa vitale a questa professione, da troppo tempo (cinque anni sono già passati dal primo decreto Bersani!) in caduta libera, stretta nell'abbraccio mortale di una spirale al ribasso.
Tutti gli sforzi dovranno essere volti alla tempestiva rimozione di quella norma sopra riportata che è ormai non solo  contro la storia, ma anche contro la ragione (e direi persino anticostituzionale, per violazione degli articoli 3, 24, 27, 111 della Costituzione) poichè impeditiva della miglior qualificazione possibile del difensore che è quanto richiesto dalle norme costituzionali citate, in applicazione dei principi del giusto processo.
In primo luogo è necessario impugnare al Consiglio di Stato la decisione, proponendo incidentalmente la q.l.c.
In secondo luogo, date le evidenti difficoltà parlamentari a far proseguire l'iter della riforma complessiva dell'Ordinamento Forense, è necessario esercitare ogni forma di intervento - essendo innegabile l'urgenza - per far eliminare, se del caso anche con un D.L. tale arcaica norma impeditiva della specializzazione forense, quando ormai in tutte le altre professioni si sono sviluppate normativamente e per via regolamentare varie forme di specializzazione settoriale.
Non possiamo più permetterci di rimanere ancorati al passato: i nostri tempi sono già molto più avanti di noi!

...riparte (sul serio?) l'iter della riforma dell'Ordinamento Forense...

giovedì 2 giugno 2011, 12.37.34 | danielechiezzi
Ho appena visto che per martedì e mercoledì prossimi è nuovamente calendarizzata la riforma dell'Ordinamento Forense in Commissione Giustizia alla Camera...dovrebbero dunque essere pervenuti (non certo nei 15 giorni originariamente ottimisticamente previsti!) i dati richiesti ai vari soggetti istituzionali e non...nel relativo dossier visibile in allegato, però, ad oggi non risulta niente (forse inseriranno i dati dopo averli ufficialmente trattati in Commissione)...staremo a vedere...
Intanto qualche dato ricavabile dall'ultimo numero della Previdenza Forense (rivista della Cassa, peraltro uno dei soggetti che doveva fornire dati alla Commissione Giustizia), arrivato in questi giorni (con relativo articolo intitolato: "I redditi 2009. Un preoccupante declino"):
Iscritti alla Cassa 2009 156.909 reddito medio 48.805
Iscritti alla Cassa 2007 144.070 reddito medio 51.314 (ma rivalutato al medesimo valore monetario del 2009: 53.326, per una perdita reale, in potere di acquisto, pari all'8,5%)
Il dato, allo stato, per quanto qui di interesse induce ad una "banale riflessione":
molti avvocati in difficoltà sono indotti a "prendere" tutto ciò che capita, probabilmente abbassando i costi della prestazione e, conseguentemente, la qualità...

Insomma, tanto per dire le "solite cose": in periodo di difficoltà è assai più probabile che il civilista, anzichè passare ad un penalista la posizione del proprio cliente coinvolto in un procedimento penale, cerchi di gestire la questione in proprio, verosimilmente definendola per le vie brevi ("patteggiamento"), il che significa poco impegno e veloce guadagno.
Nello stesso numero della rivista della Cassa c'è una interessante lettera di una giovanissima Collega (che rivendica di essere italiana), costretta dal mercato ad andare a lavorare in Francia.
Ne riporto brevi passaggi:
"...Il mercato è saturo e la concorrenza sleale. Per anni si è concesso a chiunque di accedere alla professione: non sono mai state effettuate selezioni all'ingresso ma solo in uscita e chiunque è di questo mestiere sa che non sempre il rilascio del titolo abilitativo si basa su un sistema meritocratico. Questo ha generato un espandersi a macchia d'olio di titoli e un incremento a dismisura degli studi legali dove non sempre conta la professionalità.  ......  E' frustrante vedere che spesso c'è la <<caccia al cliente>> perchè di avvocati ce ne sono veramente tanti e di clienti (paganti) invece ce ne sono pochi...."
Se questo è lo stato dell'arte (e purtroppo è così!!!) è evidente che soltanto la via della specializzazione forense sia in grado di modificare in positivo questa saturazione della professione forense.
E' o non è, dunque, indispensabile che la riforma dell'Ordinamento Forense giunga  velocemente alla sua approvazione definitiva? 

AVVOCATI: SVEGLIATEVI ED INFORMATEVI SULLA VOSTRA PROFESSIONE

domenica 15 maggio 2011, 19.48.43 | danielechiezzi
Purtroppo sento sempre più in giro una serie di "improperi" sulla mia professione, spesso a sproposito per bocca di avvocati.

In primo luogo il profilo previdenziale: tutti contro la Cassa Forense!

Spero che prima o poi ognuno si documenti adeguatamente per comprendere quanto sia preferibile rimanere con la nostra Cassa, piuttosto che finire... in bocca all'INPS!

Lo spiega bene l'ultimo numero di Modello 5, perodico della Cassa Forense pubblicato in abbinamento ad Italia Oggi (e spedito a tutti gli iscritti alla Cassa).

Non volete pagare il 14+4 % oggi imposto dalla Cassa? L'alternativa è il 26,7% della gestione separata INPS! Con livelli di pensione ad oggi più elevati rispetto all'aspettativa INPS.

Certo che certi dati non aiutano il lavoro della Cassa...

Come  possano esistere e resistere (avvocati iscritti all'Albo al 31.12.10):
9.334 avvocati no reddito iscritti alla Cassa
1.591 avvocati con reddito negativo iscritti alla Cassa
3.668 avvocati con reddito pari a zero iscritti alla Cassa
23.494 avvocati con reddito fino a 9.000,00 euro iscritti alla Cassa
7.020 avvocati con reddito fino a 10.077,00 euro iscritti alla Cassa

...è un mistero...(sono sotto soglia di iscrizione, non potendosi garantire la continuità professionale)

a dire il vero costituiscono un mistero anche i 55.028 avvocati non iscritti alla Cassa dei quali:
17.321 sono senza reddito
899 hanno un reddito negativo
19.631 hanno un reddito pari a zero
13.325 hanno un reddito fino a 9.000 euro
822 hanno un reddito fino a 10.077 euro

fino a qui questi si giustificano solo se sono al primo anno di iscrizione volontaria alla Cassa e dunque all'inizio della professione

ci sono poi altri circa 3.000 avvocati non iscritti alla Cassa con redditi da oltre 10.077 euro fino ad oltre 500.000 euro (ma sopra ad euro 86,700 sono solo 66 unità)...come fanno a non essere iscritti alla Cassa?

Intanto il numero degli avvocati continua ad aumentare (alcune stime parlano di oltre 240.000 iscritti all'Albo) ed il reddito medio continua a scendere.

Per prendere la pensione, bene che vada, aspetteremo i 70 anni (prima categoria a varare tale soglia, peraltro identica per uomini e donne). Aspetteranno tale momento, tranquillamente anche gli iscritti con redditi minimi? Fanno in realtà altro nella vita? E come?

La riforma dell'Ordinamento forense langue (è sparita da settimane dagli ordini del giorno della Commissione Giustizia della Camera, in attesa di dati - richiesti a più soggetti, istituzionali e non - in grado di illustrare la situazione di tale professione su tutto il territorio e per sottocategorie).

Siamo proprio sicuri che la miglior soluzione sia lasciare immutata la nostra legge ordinamentale, quando ogni giorno le cose peggiorano sotto qualsiasi profilo, con un decadimento progressivo della qualità della professione e - conseguentemente - dei servizi resi agli utenti di giustizia?

Io vorrei vedere in giro solo avvocati con la A maiuscola! Ma la vedo sempre più complicata..

per la separazione delle carriere giudici - pm

martedì 10 maggio 2011, 14.37.32 | danielechiezzi
 
Giovanni Falcone nel 1991 fu intervistato da Repubblica, esprimendosi chiaramente per la separazione delle carriere:
 “Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. Gli occorrono, quindi, esperienze, competenze, capacità, preparazione anche tecnica per perseguire l’obbiettivo. E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para- giudice. Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti.
 Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’Esecutivo. E’ veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del Pm con questioni istituzionali totalmente distinte” (Giovanni Falcone, La Repubblica, 3 ottobre 1991).
 La separazione delle carriere è l'anello mancante per una vera giustizia di stampo accusatorio, per completare il disegno voluto dai padri del codice di procedura penale introdotto in Italia nel 1989, per dare finalmente attuazione all'articolo 111 della Costituzione che prevede un giudice terzo e non posto (come ha fatto ieri il procuratore di Bergamo) sullo stesso piatto della bilancia della pubblica accusa.
 Tutti cercano un assassino ed è giusto cercarlo, ma una volta posto sotto processo qualcuno non si deve credere, come è facile con l'impostazione di giudice e PM sullo stesso piatto della bilancia, che ad accusa debba necessariamente corrispondere responsabilità e, conseguntemente, condanna.
 Un vero processo deve verificare compiutamente in dibattimento se l'accusa sia sorretta da elementi "al di là di ogni ragionevole dubbio", perchè la Costituzione impone l'assoluzione, senza la certezza processuale della responsabilità penale di qualsiasi imputato.
 E SE FOSSE INNOCENTE? Questo è il vero quesito di ogni processo penale, perchè non è tollerabile un condannato qualunque, un caprio espiatorio per placare le folle alla ricerca di un mostro, chiunque esso sia. Perchè non sarebbe giustizia ed il vero mostro rimarrebbe libero, protetto da un innocente in galera; libero anche di colpire.
 Ecco perchè è importante che il giudice sia completamente autonomo e privo di condizionamenti da parte del pubblico ministero: per poter valutare con assoluta autonomia ed evitare di cadere nell'errore di qualcuno che impone la sua presenza nello stesso punto della bilancia ove si trovi il giudice, quest'ultimo non libero di soppesare le ragioni poste sull'uno o sull'altro piatto, facendo liberamente oscillare l'ago fino a fermarsi sul punto di ragione, secondo gli elementi forniti dalle parti in giudizio.

L'Italia giudiziaria è unita?

martedì 10 maggio 2011, 14.35.35 | danielechiezzi
Oggi il tema è innegabilmente l'unità d'Italia...
Ma può dirsi unitario uno stato, che peraltro si definisce "di diritto", quando la giustizia funziona a macchia di leopardo e con riti assai diversificati nonostante un unico codice processuale?

Solo per le diverse organizzazioni dei singoli uffici l'incidenza sostanziale è notevole ed in primo luogo sulla "obbligatorietà dell'azione penale.
Alcune procure riescono (è esatto il termine "riescono"?) a perseguire qualsiasi tipo di reato, anche i più bagatellari...
Altre non sono nelle condizioni di formulare in concreto una valida accusa anche a fronte di ipotesi di reato assai rilevanti!
In alcuni tribunali la prescrizione di fatto non è mai applicata, in altri costituisce uno dei più rilevanti motivi di definizione dei procedimenti.
In alcune realtà il giudizio immediato sta diventando una regola irrefrenabile, in altre sembra quasi che i relativi articoli del codice siano sconosciuti alle procure.
L'atteggiamento dei GIP-GUP in tema di abbreviato sposta i luoghi delle rapine in autostrada su e giù per la penisola (si cerca di agire nei tratti ricadenti in circondari ove i relativi giudici di tribunale sono più indulgenti).
In alcune realtà i furti commessi contro ignoti vengono archiviati de plano.
In altre le procure ci impegnano risorse, come ad esempio i rilievi della scientifica...
E come dimenticare intercettazioni telefoniche e consulenze tecniche?
Alcune procure ne fanno un uso mastodontico, altre sono assai più contenute nell'uso di tali strumenti di indagine.
L'arbitrio del singolo ufficio sembra talvolta prevalere sulle regole scritte che, per definizione, dovrebbero essere "generali ed astratte", volte ad omogeneizzare le linee guida di tutti gli uffici tra di loro omologhi.
E la giustizia, per assoluta condivisione, è forse l'unica materia (insieme alla difesa) di chiara ed esclusiva competenza statale, senza alcuna apertura al federalismo.
Ma nella pratica è assai peggio di qualsiasi deteriore ipotesi di federalismo giudiziale: è un percorso nella giungla, pieno di imboscate procedimentali, ben lontano da quello che si definisce autenticamente "stato di diritto"!

L'Italia politica, la storia e il Tricolore

martedì 10 maggio 2011, 14.34.52 | danielechiezzi
 Riflessione parapolitica del sabato mattina:
  guardando sventolare il Tricolore mi sono reso conto che ormai, storicamente, c'è un errore: i tre colori sono azzeccati, ma il bianco ed il rosso dovrebbero essere invertiti di posizione: verde = nord leghista, rosso = centro comunista, bianco = sud (un tempo si poteva dire democristiano, oggi, più semplicemente, opportunista)...il problema è che non ci trovo il mio colore, che però è l'unico che, guarda un po', unisce tutta l'Italia: l'azzurro!
     

http://ilbuondiritto.splinder.com/post/24530828/wwwseparazionecarriereit

martedì 10 maggio 2011, 14.32.45 | danielechiezzi
Ieri, in concomitanza con la manifestazione nazionale UCPI "Costruire la riforma", ha preso il via il sito tematico - sempre a cura UCPI - www.separazionecarriere.it. che verrà costantemente aggiornato con i contributi attuali (in primis gli esiti della manifestazione di ieri e di oggi) di tutti coloro che sono intervenuti ed interverranno sul tema.

Da notare fin da subito (interventi di ieri) la non contrarietà del Dr. Giorgio Santacroce, Presidente della Corte d'Appello di Roma, l'impegno del Ministro Alfano a portare in fondo la riforma entro la presente legislatura, con l'impegno di rimettere al referendum confermativo (trattandosi di modifica costituzionale che non verrà approvata con la maggioranza superqualificata dei due terzi ci ciascun ramo del Parlamento) e dunque al voto popolare tale riforma (che già ebbe - a costituzione invariata - un esito clamoroso al referendum abrogativo, purtroppo non raggiungendo il quorum, che però non è previsto per il referendum confermativo).
Importanti anche gli interventi adesivi dei giornalisti Luigi Covatta (ex parlamentare di area socialista) e Piero Sansonetti autorevolissima voce della sinistra.
Chiara e precisa, in senso adesivo, la voce del CNF rappresentata dal Segretario Avv. Andrea Mascherin.
Determinanti le voci del Prof. Ignacio Flores Prada (Università di Siviglia) e dell'Avv. Prof. Josè Antonio Barreiros (Università di Lisbona) che hanno illustrato la separazione delle carriere in Spagna e Portogallo (questo Paese, di recente, ha introdotto il doppio CSM).
L'impegno di tutti gli iscritti alla Camere Penali è totale su questo fronte perchè fondamentale - per il giusto processo - è il raggiungimento della terzietà del giudice, per liberarlo dalla stretta soffocante del pubblico ministero, limitandone la libertà decisionale.
Tutto questo ed altro ancora, compresi i contributi storici fondamentali (in primis quello del compianto Dr. Giovanni Falcone) su http://www.separazionecarriere.it/

L'EUROPA NON PERDONA

martedì 10 maggio 2011, 14.32.05 | danielechiezzi
Qualcuno conosce nel dettaglio la Direttiva GAI 2001/220 e la Direttiva 2004/80/CE?
Ieri ad un convegno di studio sui maltrattamenti in famiglia un valente Sostituto ci ha illustrato tali Direttive, aggiungendo che il termine per la loro attuazione scadrà a luglio prossimo e che in difetto di regolamentazione con normativa nazionale le stesse assumeranno applicabilità diretta nel nostro Ordinamento.

In base a tali Direttive la vittima del reato diverrebbe una specie di soggetto processuale con i superpoteri, avendo più tutela dell'imputato ed addirittura il diritto al ristoro dei danni subiti persino dallo Stato, ove non possa recuperare dall'autore del reato.
Ha poi aggiunto che non esiste alcun ddl di attuazione di tali direttive...
Credo sia necessario iniziare ad occuparci di più di quanto accade in Europa, dove ormai si fanno leggi di immediata valenza nel nostro ordinamento penale, con strumenti (le Corti europee) in grado di dare piena efficacia alle decisioni quadro, come abbiamo appena visto in tema di reato di clandestinità!

Per chi vuole iniziare ad interessarsi dell'argomento un primo documento da leggere si rinviene al seguente indirizzo:
http://appinter.csm.it/incontri/relaz/20871.pdf

L' Europa ormai non perdona (ed in questo caso l'affermazione vale anche per il merito dell'argomento)...

PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE GIUDICI - PUBBLICI MINISTERI

giovedì 10 marzo 2011, 16.29.04 | danielechiezzi
Per una giustizia migliore!
E' necessario sostenere la separazione delle carriere giudici - pubblici ministeri.
Per non avere l'arbitro con la stessa maglia (e lo stesso cuore) di una delle due squadre in campo!

Iscrivetevi al gruppo su Facebook al seguente indirizzo:
http://www.facebook.com/#!/group.php?gid=103042594772

e sostenete comunque questa necessaria riforma.
Proprio in queste ore l'Unione delle Camere Penali lancia un fondamentale appello alle forze politiche di opposizione, affinchè valutino senza pregiudizi l'ipotesi di riforma oggi formalizzata dal Consiglio dei Ministri e tale appello invito a leggere, riportando sotto il relativo link:

Ora o mai più...

sabato 5 marzo 2011, 11.21.43 | danielechiezzi
Come speravo la maggioranza - superato il punto più basso del consenso parlamentare (i 314 voti, con qualche astensione, che hanno comunque consentito di rimanere in piedi) - può proseguire il suo cammino sino a fine legislatura e certamente lo farà.
Due anni abbondanti nei quali si potranno fare tante cose...senza "secondi Fini" di traverso...
Ovvio che il primo pensiero - da avvocato preoccupato per la svilente condizione nella quale si trova questa (un tempo) nobile professione - è rivolto alla riforma dell'Ordinamento Forense, già approvata dal Senato e adesso in corso di esame da parte della Commissione Giustizia della Camera.

Sono appena terminate le audizioni informali e la principale presa di posizione (quella del CNF) mi convince in pieno: è urgente approvare questa riforma, anche se non nel testo uscito dall'avvocatura, ed è a questo punto preferibile anticipare i tempi approvando così com'è il testo trasmesso dal Senato.

Il principio è semplice ma efficace: in questo modo nel giro di qualche mese (auspicabilmente prima della sospensione estiva) la riforma potrebbe essere legge, con l'introduzione dei principi fondamentali, volti a restituire serietà alla professione.
Vuoi fare l'avvocato? Non è un gioco, ma una cosa seria: se lo fai lo devi fare a tempo pieno, con obbligo di formazione permanente, di assicurazione in favore dei tuoi clienti, di dimostrare che sei in grado di mantenerti con tale attività professionale e, conseguentemente, di impegnare le relative risorse per mantenerti ad un buon livello sia organizzativo che qualificativo.
vuoi fare il "medico" di base o vuoi fare lo specialista? sei libero di scegliere, ma tutti dovranno sapere esattamente quale delle due alternative hai scelto! Dunque sì alla specializzazione forense.
se comunque vuoi fare l'avvocato devi sapere che ahi regole comportamentali serie da rispettare e qualora ciò non avvenga ne dovrai subire le conseguenze, mediante adeguato procedimento disciplinare. Dunque introduzione di modifiche che distacchino il procedimento dall'attuale situazione di assoluta inidoneità.
vuoi difendere anche dinanzi alle magistrature superiori, dove il giudizio si svolge su ambiti di mera violazione di legge e serve una particolare impostazione? Dovrai dimostrare di essere in grado di saperlo fare.
Tutto è migliorabile, ma non esiste la legge perfetta. I principi sopra espressi fanno parte della riforma nel testo uscito dal Senato e ciò è sufficiente per privilegiare l'immediata entrata in vigore della nuova legge ordinamentale.
La prossima settimana riprende l'esame ordinario in Commissione (sede referente) e mi auguro che la richiesta del Governo sia quella di far approvare il testo così com'è, per anticipare i tempi della riforma.

E' troppo grosso il rischio che la Camera si perda nella disamina di modifiche richieste da più parti nelle due direzioni opposte, facendo passare molto tempo, approvando un testo modificato, con necessario rinvio al Senato in seconda lettura e...fine della legislatura!
Probabilmente passerebbero lustri prima di rimettere in moto il meccanismo della riforma.
Con oltre 230.000 avvocati iscritti agli Albi senza regole, dei quali quasi 50.000 abilitati alle magistrature superiori soltanto per una (modesta) anzianità formale, con i grossi poteri economici (banche, assicurazioni, grosse imprese in genere) che impongono modus operandi e condizioni economiche ai professionisti, che si trasformano in loro para-dipendenti.
Appunto: ora o mai più!

una "strana professione": l'avvocato!

domenica 30 gennaio 2011, 13.10.03 | danielechiezzi
Mentre è ripreso l'iter parlamentare della riforma dell'Ordinamento Forense - martedì primo febbraio la seconsa seduta in Commissione Giustizia alla Camera, ove saranno illustrati i ddl presentati alla Camera ed ora affiancati nell'esame unitamente al testo pervenuto, come approvato in prima lettura, dal Senato - è necessaria qualche piccola riflessione a latere.
Lo spunto da due recenti articoli sul Sole 24 ore:
il primo titolato: "Non è reato spingere il cliente fuori dallo studio professionale"
C'è voluta una sentenza della Cassazione - Sesta Sezione Penale n. 3014/11 depositata il 27.01.11 - per annullare un  duplice condanna ad un avvocato, condannato per esercizio arbitrario delle proprie ragioni, per aver dovuto fisicamente accompagnare fuori una cliente che non voleva allontanarsi.
La Cassazione ha annullato ricordando lo jus excludendi, applicabile poichè lo studio privato non è luogo indiscriminatamente aperto al pubblico, rimanendo soltanto da verificare (da ciò il rinvio in appello) la proporzionalità dei mezzi usati per l'esercizio del relativo diritto, per evitare di cadere in un "eccesso colposo", eventualmente punibile (ad es. per lesioni provocate per colpa).
Tale vicenda, in fatto e per il suo iter processuale (doppia condanna in primo e secondo grado, prima della Cassazione!) è chiaramente esemplificativa della considerazione attuale dell'avvocato...prossima allo zero.
na cliente che pensa di avere il diritto di imporre la sua presenza dentro uno studio di avvocato...giudici di merito (e prima un PM) che considerano pienamente tutelabile il solo fatto di non poter essere fisicamente accompagnati alla porta dal titolare dello studio.
Poi vale la pena di ricordare anche gli avvocati morti di recente perchè uccisi all'interno od in prossimità del proprio studio solo per fatti afferenti al proprio operato professionale...
Il secondo spunto dall'articolo: "Gli avvocati fanno il tifo contro la specializzazione" (nel sole di ieri), ove si narra l'andamento di un convegno tenutosi a Milano nel quale la platea ha applaudito la voce critica di un avvocato austriaco che ha riportato il "no" dei 5.500 legali del suo Paese alla specializzazione (un avvocato ogni 1.550 abitanti, mentre da noi siamo uno ogni 260!).
In tale articolo si ricorda che in Svizzera la specializzazione forense è stata introdotta nel 2007 ed è in piena espansione (con un progetto molto simile a quello del regolamento approvato dal nostro CNF), mentre in Francia, su un numero stabile di circa 50.000 avvocati gli specializzati (la cui figura è stata introdotta da 20 anni!) sarebbero stati 15.000 nel 1998 ed "appena" 13.000 nel 2008, con la precisazione che la figura dello specialista è molto più presente nell'area parigina rispetto a tutto il resto del Paese.
In Germania, ove sono previste venti categorie di avvocato specializzato vi sono circa 38.000 specializzati su 153.000 avvocati totali (circa il 25%).
L'articolo, che si mostra contrario alla specializzazione, riporta il fatto che il principale nemico di tale organizzazione professionale sarebbe, soprattutto in Francia, Stati Uniti e Belgio, il "binario parallelo" della pubblicità, che consente di indicare la "prevalente attività" senza richiedere la specializzazione.

Mi pare fin troppo facile replicare che proprio la libertà di scelta sia il cavallo vincente della specializzazione: nessuno è o sarà obbligato. E comuque è proprio l'eliminazione dell'indicazione di una "prevalenza" d'area legale di patrocinio che potrà restituire chiarezza.
Le due vicende in realtà dimostrano proprio l'esigenza di restituire forza e dignità ad una professione ormai in caduta libera...