Informazioni personali
- Daniele Chiezzi
- Montepulciano, Siena, Italy
- Avvocato, ora anche consigliere comunale di opposizione a Montepulciano, con la lista civica "Daniele Chiezzi per Montepulciano". Che ancora, nonostante tutto, ci crede. E lo esprime come può, con i propri limitatissimi mezzi, cercando di dare voce anche agli altri, ad iniziare da questo blog. Il motto: non esiste attività umana in grado di affermare giustizia assoluta...ma almeno cerchiamo di migliorarla il più possibile!
giovedì 1 marzo 2012
mercoledì 22 febbraio 2012
MA CHI TI DIFENDE?: lettera aperta all’opinione pubblica
A Te cittadino, soggetto della giustizia.
Vai dal dermatologo se hai la pressione alta? O dal cardiologo se hai un arrossamento sul dorso di una mano?
I diritti hanno importanza paragonabile alla salute. Perdere casa, l’onore o la libertà è forse meno grave che star male fisicamente?
E’ il Tuo diritto di difesa ad essere messo in discussione. Oggi le procedure sono sempre più complesse ed il rischio è tornare alla giustizia per i soli ricchi e potenti, che potranno sempre scegliersi il miglior difensore possibile.
Hai diritto alla miglior difesa possibile: ad un avvocato civilista se hai una causa civile e ad un penalista se hai una causa penale.
Ogni processo richiede la presenza di un difensore che sia in grado di assicurare all’anzidetto diritto “effettività” e “concretezza”, condizioni, quest’ultime, che devono necessariamente coesistere per evitare che il “diritto” rimanga solo una mera affermazione di principio, priva di sostanza.
Quando ci rivolgiamo ad un medico abbiamo il diritto di pretendere che il medesimo sia in grado di assicurarci tutte le cure più idonee.
Quando ci rivolgiamo ad un avvocato abbiamo il diritto di pretendere, nello stesso modo e per gli stessi motivi, che egli sia in grado di assicurarci un’adeguata assistenza e difesa.
Oggi spopola l’avvocato tuttologo: si occupa di tutto, costa poco, ma i rischi sono tutti sulla Tua pelle!
Ancor più se si parla di processo penale: rischi tutto. La libertà (se Ti arrestano), il patrimonio (se Ti sequestrano beni), la dignità (se la notizia del processo a Tuo carico finisce sul giornale).
Ugualmente se sei vittima di un reato: se non hai adeguata tutela rischi di non avere sufficiente considerazione per i Tuoi diritti quale offeso o danneggiato dal reato. E’ evidente l’esigenza di uno specialista.
Oggi in Italia ci sono 250.000 avvocati, ma la legge è più o meno la stessa di quando ce n’erano 25.000. Ma oggi è consentita la pubblicità, inoltre sono stati eliminati obblighi comportamentali che costituivano garanzia per i clienti.
La colpa è anche degli avvocati, sempre meno qualificati ed attenti alle regole deontologiche; vale a dire quelle che impongono un comportamento chiaro e corretto verso i clienti e verso tutti gli altri soggetti professionali che interagiscono con lui.
Ma chi fa le leggi ha le sue gravi colpe: anziché chiedere maggior preparazione, nonchè una scelta di qualificazione specialistica a ciascun avvocato, ne allenta i profili, abbassando i margini di garanzia per i cittadini, che dagli avvocati devono essere difesi.
Noi siamo per un avvocato serio e qualificato, che scelga il settore ove operare, senza tentennamenti, per offrire la corretta e completa assistenza, che dovuta ad ogni singolo caso di cui si occupa.
I penalisti italiani che si riconoscono nell’Unione delle Camere Penali Italiane vogliono questo: serietà e capacità professionale a garanzia dei diritti di tutti, con una scelta chiara e visibile.
Chiunque dovrebbe imparare a fare una prima domanda ad un avvocato, prima di esporre il proprio caso: in quale materia lei è specializzato? Ma nessuno lo fa!
Si introducano, sì, regole nuove, ma di vera tutela dei diritti di ciascun cittadino, si imponga una specializzazione e non la libertà di occuparsi di tutto ed a qualsiasi costo.
E per costo non si intenda la parcella, ma il rischio che un diritto mal gestito possa ingiustamente essere vittima di una cattiva scelta.
Tu cittadino: esigi un avvocato preparato, curati che l’assistenza che Ti prospetta sia sempre adeguata, secondo criteri di professionalità, serietà, aggiornamento ed impegno.
Ma per far questo devi lottare per un avvocato libero: non succube di un padrone, forte del suo potere economico, che imponga una società ai suoi avvocati.
Non, dunque, un avvocato stretto nella morsa di false liberalizzazioni, che portino i soliti gruppi potenti (banche, assicurazioni, grandi aziende) a diventare i padroni degli avvocati.
Non importa, infatti, se gli avvocati siano giovani od anziani, ma conta che gli stessi siano in grado di difenderti adeguatamente.
E necessario pensarci: prima di scegliere e condividere normative che vadano nella direzione opposta, perché tra Te ed il potere riuscirai a non soccombere solo se avrai un forte avvocato al Tuo fianco, per difendere i Tuoi diritti, senza alcun timore reverenziale.
Spontaneamente, dal cuore di alcuni avvocati iscritti alle Camere Penali Italiane, che non vogliono confondersi con le manifestazioni del teatro Adriano di Roma del 23 febbraio 2012.
domenica 22 gennaio 2012
Un appello, da iscritto, ad UCPI
UCPI giustamente ha sempre rivendicato un ruolo "non sindacale" ed a tutela dei diritti nel processo penale e del processo penale, per tutti, la nuova norma sui "preventivi" deve essere letta con attenzione ed affrontata di petto anche da noi.
E non per questioni "sindacali".
Art. 9 (ancora non si conosce numero e data del DL) intitolato "Disposizioni sulle professioni regolamentate".
Il passggio qui di interesse:
"In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente con preventivo scritto, deve essere adeguata all'importanza dell'opera e va pattuita in modo omnicomprensivo.L'inottemperanza di quanto disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista".
Così formulata diventa un vulnus grave per la difesa penale.
Primo problema: le difese d'ufficio.
Premesso che sono totalmente abrogate le tariffe (comma 1) e che "nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigente" (comma 2), è di tutta evidenza che questo porta (ancor più di quanto non lo sia ora) a rendere mero simulacro una difesa d'ufficio.
In primo luogo perchè comunque il difensore è onerato al preventivo nei confronti anche del difeso d'ufficio (è solo eventuale ed in via subordinata la liquidazione giudiziale), spesso totalmente non collaborante, se non addirittura irrintracciabile, con la spada di Damocle costituita dalla sanzione: "illecito disciplinare"...e se un avvocato difensore è notoriamente particolarmente ligio nel pretendere il rispetto delle regole processuali, figuriamoci se un giudice (od un PM) infastidito non trovino "occasione" per richiedere un procedimento disciplinare nei confronti di quel soggetto che non ha "preventivato" i propri compensi!
In secondo luogo il latitante (anche assistito fiduciariamente)...sappiamo tutti quanto sia "pruriginoso" il contatto tra difensore e difeso latitante...e per difenderlo debbo ottenere la sua sottoscrizione su un preventivo...dunque idem come sopra.
E per gli ammessi al patrocinio a spese dello Stato? A cosa serve un preventivo, se poi c'è la liquidazione dei compensi da parte del giudice? Però sono onerato a farlo! A maggior ragione con rischi sanzionatori (cosa mai presento al giudice per la liquidazione, se non tale preventivo? e se non l'ho fatto?).
Poi passiamo alle capacità "divinatorie", nuova "specializzazione" richiesta al penalista, ben più che per qualsiasi altro avvocato.
Esempio banale e classico: si presenta un (potenziale) cliente con in mano il classico avviso 415 bis, per vicenda complessa, ove il medesimo è chiamato a rispondere per alcuni capi di imputazione, mentre altri capi di imputazione (dichiamo con connessione labile tra loro) sono addebitati ad altri soggetti.
Come è mai possibile redigere un preventivo?
Ancor peggio: fase di indagine, cliente che riceve un avviso di garanzia con invito a rendere interrogatorio al PM, ne può seguire di lì a poco l'uscita dal tunnel (archiviazione) o di un lunghissimo calvario (misura cautelare, personale e/o reale, con le varie fasi di riesame, ricorso, successivo appello e nuovo ricorso), prima ancora di giungere al processo, che potrà essere semplice, complesso, nelle varie forme di rito e così via.
Ecco, per farla breve, tutto ciò (ma si potrebbe esemplificare all'infinito, per le numerosissime peculiarità dell'attività del difensore penale, soggetta alle più svariate variabili "indipendenti dalle scelte difensive") mina alla radice la stessa attività difensiva penale, perchè mette in una posizione di assoluta debolezza qualsiasi penalista che si trovi a dover decidere "al buio" delle proprie sorti nel processo (perchè di questo si tratta).
E come si concilia, in tutto ciò, il diritto alla rinuncia della difesa? Il cui esercizio può improvvisamente rendersi necessario per le più svariate ragioni!
Insomma, veramente, non si riesce a capire come si possa continuare a fare di tuttta l'erba un fascio, quando la difesa penale (ma comunque il ruolo dell'avvocato di fronte alle opzioni difensive anche in altri ambiti del diritto) non può essere paragonata all'attività di altre professioni che sono assolutamente più in grado di redigere un preventivo "omnicomprensivo" in quanto assai meno interferiti, nella lor attività da variabili esterne. Basti pensare a quanto sia più comoda l'attività dei notai (che si fanno procurare da altri tutta la documentazione e debbono soltanto decidere quanto chiedere per redigere e stipulare un contratto).
Senza ingerenze di soggetti quali i pubblici ministeri o giudici...
Siamo all'inizio della fine della difesa penale per i più...
Poi - certo - nessun problema per i "soliti noti" (difesi e difensori)!
E non per questioni "sindacali".
Art. 9 (ancora non si conosce numero e data del DL) intitolato "Disposizioni sulle professioni regolamentate".
Il passggio qui di interesse:
"In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente con preventivo scritto, deve essere adeguata all'importanza dell'opera e va pattuita in modo omnicomprensivo.L'inottemperanza di quanto disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista".
Così formulata diventa un vulnus grave per la difesa penale.
Primo problema: le difese d'ufficio.
Premesso che sono totalmente abrogate le tariffe (comma 1) e che "nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigente" (comma 2), è di tutta evidenza che questo porta (ancor più di quanto non lo sia ora) a rendere mero simulacro una difesa d'ufficio.
In primo luogo perchè comunque il difensore è onerato al preventivo nei confronti anche del difeso d'ufficio (è solo eventuale ed in via subordinata la liquidazione giudiziale), spesso totalmente non collaborante, se non addirittura irrintracciabile, con la spada di Damocle costituita dalla sanzione: "illecito disciplinare"...e se un avvocato difensore è notoriamente particolarmente ligio nel pretendere il rispetto delle regole processuali, figuriamoci se un giudice (od un PM) infastidito non trovino "occasione" per richiedere un procedimento disciplinare nei confronti di quel soggetto che non ha "preventivato" i propri compensi!
In secondo luogo il latitante (anche assistito fiduciariamente)...sappiamo tutti quanto sia "pruriginoso" il contatto tra difensore e difeso latitante...e per difenderlo debbo ottenere la sua sottoscrizione su un preventivo...dunque idem come sopra.
E per gli ammessi al patrocinio a spese dello Stato? A cosa serve un preventivo, se poi c'è la liquidazione dei compensi da parte del giudice? Però sono onerato a farlo! A maggior ragione con rischi sanzionatori (cosa mai presento al giudice per la liquidazione, se non tale preventivo? e se non l'ho fatto?).
Poi passiamo alle capacità "divinatorie", nuova "specializzazione" richiesta al penalista, ben più che per qualsiasi altro avvocato.
Esempio banale e classico: si presenta un (potenziale) cliente con in mano il classico avviso 415 bis, per vicenda complessa, ove il medesimo è chiamato a rispondere per alcuni capi di imputazione, mentre altri capi di imputazione (dichiamo con connessione labile tra loro) sono addebitati ad altri soggetti.
Come è mai possibile redigere un preventivo?
Ancor peggio: fase di indagine, cliente che riceve un avviso di garanzia con invito a rendere interrogatorio al PM, ne può seguire di lì a poco l'uscita dal tunnel (archiviazione) o di un lunghissimo calvario (misura cautelare, personale e/o reale, con le varie fasi di riesame, ricorso, successivo appello e nuovo ricorso), prima ancora di giungere al processo, che potrà essere semplice, complesso, nelle varie forme di rito e così via.
Ecco, per farla breve, tutto ciò (ma si potrebbe esemplificare all'infinito, per le numerosissime peculiarità dell'attività del difensore penale, soggetta alle più svariate variabili "indipendenti dalle scelte difensive") mina alla radice la stessa attività difensiva penale, perchè mette in una posizione di assoluta debolezza qualsiasi penalista che si trovi a dover decidere "al buio" delle proprie sorti nel processo (perchè di questo si tratta).
E come si concilia, in tutto ciò, il diritto alla rinuncia della difesa? Il cui esercizio può improvvisamente rendersi necessario per le più svariate ragioni!
Insomma, veramente, non si riesce a capire come si possa continuare a fare di tuttta l'erba un fascio, quando la difesa penale (ma comunque il ruolo dell'avvocato di fronte alle opzioni difensive anche in altri ambiti del diritto) non può essere paragonata all'attività di altre professioni che sono assolutamente più in grado di redigere un preventivo "omnicomprensivo" in quanto assai meno interferiti, nella lor attività da variabili esterne. Basti pensare a quanto sia più comoda l'attività dei notai (che si fanno procurare da altri tutta la documentazione e debbono soltanto decidere quanto chiedere per redigere e stipulare un contratto).
Senza ingerenze di soggetti quali i pubblici ministeri o giudici...
Siamo all'inizio della fine della difesa penale per i più...
Poi - certo - nessun problema per i "soliti noti" (difesi e difensori)!
sabato 7 gennaio 2012
Supini al Dio Mercato!
Prendo spunto dall'articolo del Corriere della Sera che ritiene di dover elevare in gloria le prossime "liberalizzazioni", initolato "Spesa notturna e avvocato low cost", leggibile al seguente indirizzo:
Sì, certo, certo, liberazione selvaggia, nell'idolatria moderna: il Dio Mercato!...
Un tempo si diceva homo homini lupus, per evidenziare l'indole egoistica di ciascuno di noi...oggi neppure sappiamo chi governa tale indole, nella frenesia delle mille corse quotidiane...e lo vediamo con i nostri figli, troppo spesso sbandati, moralmente abbandonati, in preda agli agguati di internet e dei troppi bombardamenti tecnologici che li circondano.
Credo fortemente che la vera urgenza oggi dovrebbe essere - al contrario - quella di ricostruire il concetto di famiglia e di focolare domestico: tutti insieme seduti a semicerchio per riflettere, senza computer, televisioni, cellulari, smart o tablet vari.
Magari rileggendo tutti insieme la Costituzione (e non solo la copertina, agitata a sproposito da certi magistrati), fonte immensa dei necessari equilibri tra diritti e doveri che ognuno di noi deve sapere di avere!
venerdì 6 gennaio 2012
Un Paese ipocrita!
Basta, io inizio ad averne abbastanza!
La vicenda di Cortina sarà pure una trovata mediatica, ma non succede solo lì: non è infatti altrimenti spiegabile, visto che ieri, primo giorno di saldi, c'erano 6 km di coda per andare all'Outlet di Barberino o al The Mall di Reggello.
Aveva anche ragione Berlusconi (pur sbagliando a dirlo): i ristoranti dalle mie parti io li ho sempre visti pieni!
Allora è proprio vero: c'è molta evasione.
Chi può fa il furbo.
Poi capita che un avvocato che denuncia fino all'ultima lira (non è un lapsus, voglio proprio parlare di lire e non più di euro!), forse in preda ad una crisi economica, si sia suicidato proprio all'inizio dell'anno.
E' la verità: tutte le scuse sono buone per non pagare l'avvocato, soprattutto per quelli che girano con i mega SUV o con la Ferrari!
Via il contante: obblighiamo tutti a pagare qualsiasi cosa - anche il caffè od giornale - con il bancomat.
Ma obblighiamo le banche a concedere tali strumenti a costo zero.
Non siamo un Paese serio: ma è l'ora di diventarlo.
Da una parte c'è chi soffre; dall'altra chi specula anche sulle sofferenze altrui. E sono troppi in entrambe le categorie!
Ahh, dimenticavo: e dichiarazioni dei redditi pubbliche per chiunque, perchè è l'interesse superiore della Collettività ad imporlo, si deve sapere se il nulladichiarante viaggia in auto di lusso o vive in case da sogno!
domenica 1 gennaio 2012
L'anno che c'è già...
Un tempo si amava dire (in vista del cambio di anno): "L'anno che verrà..."
Oggi - e non solo perchè è il primo gennaio - si deve necessariamente dire: "L'anno che c'è già"!
Nel mio modo di contare, infatti, l'anno di cui sto parlando non inizia -canonicamente - il primo gennaio.
E' iniziato molti mesi or sono, quando (prima dell'estate 2011) si è iniziato a comprendere che questa "stagione" è destinata a durare piuttosto a lungo.
Parlo del periodo di tempo (quanto vorrei fosse durata solamente la scorsa "pazza estate"!) ancora non ben definibile - ma sicuramente detestabile - durante il quale governa (almeno ufficialmente o, se si preferisce, in apparenza!) l'economia. Con ciò intendendosi le dichiarate esigenze di "economia pubblica", che a ben vedere possono essere sottotitolate: "operazione tasche vuote" (se si guarda al portafogli!) o, meglio ancora: "operazione medio evo giuridico" (che a me preoccupa di più).
Se infatti andiamo a ben osservare, notiamo che da qualche mese(???) a questa parte (Bersani è talmente lontano che sembra...oggi!) con tutto quello che si "vuol spacciare" per "liberalizzazione" è in realtà in atto una vera e propria opera di smantellamento di importanti tasselli del nostro ordinamento.
Vorrei parlare di giustizia e di professione forense, ma volutamente lo evito per non passare per "partigiano".
Esemplifico, dunque, utilizzando altre categorie notoriamente prese a calci in faccia dalla riforme "pseudo-liberalizzanti".
Farmacie: stiamo parlando della salute dei cittadini...dobbiamo essere così sicuri che si debba andare verso una libera vendita dei farmaci, anche quelli più banali? Siamo sicuri che quello che apparentemente è una tutela di mercato (libera vendita almeno di certe categorie farmacologiche) non si riveli, in realtà, un grave rischio per la salute pubblica e - di ritorno - per le stesse casse dello Stato, con un prevedibile maggior spesa sanitaria per erroneo uso di farmaci? Senza farla lunga e per esemplificare: andatevi a vedere le notizie sull'abuso di paracetamolo negli USA...quanti morti e quanti intossicati acuti e/o cronici ciò comporti...per abuso di Tachipirina (o farmaco generico contenente il medesimo principio attivo e cioè - appunto - il paracetamolo).
Idem per i taxi. Siamo così sicuri che la nostra sicurezza personale possa essere lasciata nelle mani del primo conducente che ci passa (letteralmente!) per la via.
Avete mai sentito parlare delle truffe subite da ignari turisti dai tassisti abusivi? Ci sono stati anche casi di rapina...
Insomma, quello che voglio dire è banale: diritto uguale regole, uguale doveri. E' vero che un eccesso di legislazione può essere un laccio eccessivo all'iniziativa economica, ma è altrettanto vero che in una società complessa, multietnica, multiconfessionale, etc... è necessario che ci siano regole minime in tutti gli ambiti lavorativi, per consentire il rispetto effettivo del soggetto principe del mercarto: il consumatore.
Perchè non ce ne stiamo accorgendo, ma piano piano, governati dall'economia, abbiamo invertito la rotta: verso un medioevo giuridico. Una giungla impervia dove tutti noi, nel fitto della vegetazione umana richiamo continui attentati, senza alcuna protezione, rischiando inesorabilmente di soccombere. La moltitudine ancora schiava di pochi: i governanti dell'economia.
E non posso che sperare che questo anno finisca prima possibile, per dare spazio ad una nuova stagione dei diritti (e, dunque, dei doveri reciproci!), prima che sia troppo tardi.
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